"L’orrore diventa un gioco e la storia si smaterializza"

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Far capire ai giovani che non si tratta di eventi del passato, ma di realtà che in un altro modo si possono riprodurre anche nel presente e nel futuro. È questo l’obiettivo di incontri come quello che si è svolto ieri all’Università dell’Insubria, in occasione del Giorno della Memoria che ricorre ufficialmente domani, venerdì 27 gennaio. Un’occasione voluta dall’ateneo, con la presenza di Anpi provinciale, per parlare ai suoi studenti e ai ragazzi delle scuole superiori. Oltre al ricordo degli orrori della seconda guerra mondiale uno sguardo a ciò che avviene oggi, nel 2023, con il web che rappresenta una realtà di grande rischio e pericolo. È stata la docente del corso di laurea in Scienze della comunicazione Paola Biavaschi ad addentrarsi nel fenomeno dell’antisemitismo e delle parole d’odio che circolano online. Al pubblico ha mostrato una serie di meme che si diffondono nelle chat di adolescenti e anche bambini. "Sono delle battute che vogliono far ridere, in cui è presente la figura di Hitler e l’orrore dei campi di sterminio viene presentato come un gioco di parole, per impressionare e divertire. Tutto questo è veramente molto pericoloso perché la storia perde la sua incisività e si smaterializza, diventando qualcosa di superficiale su cui si può scherzare". La docente ha descritto un fenomeno che si verifica a totale insaputa degli adulti. "Quando vado nelle scuole e faccio vedere quei meme i genitori spalancano gli occhi perché non sanno che queste sono le cose che circolano. Il nemico passa sotto gli occhi dei nostri bambini quando hanno 10-11 anni e noi non siamo in grado di percepire qual è il rischio al quale sono sottoposti. È la storia che scompare davanti ai nostri occhi nei cellulari dei nostri ragazzi e noi neanche ce ne accorgiamo". La risposta a tutto questo sta in un’unica arma: l’istruzione.

Lorenzo Crespi