Le dighe diventano pubbliche Concessioni fino a 50 anni

Sertori: "Un forte impulso verso investimenti e modernizzazioni". Con oltre 600 strutture la Lombardia è la regione con più sbarramenti

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"Le cosiddette “opere bagnate“ in Lombardia, (dighe, opere di presa, canali, gallerie e condotte forzate) passeranno senza compenso nelle mani della Regione, restando quindi definitivamente acquisite al patrimonio pubblico, le stesse regioni potranno poi procedere secondo procedure competitive a riassegnarne l’utilizzo (non la proprietà) stipulando nuovi contratti di concessione". "Si tratta di una buona notizia e, soprattutto, è una notizia di buon senso - commenta soddisfatto l’assessore regionale alla Montagna e alle Risorse energetiche Massimo Sertori -, finalmente un settore strategico come quello della produzione di energia idroelettrica avrà un forte impulso verso investimenti e modernizzazioni delle infrastrutture e degli impianti, andando oltre all’ordinaria manutenzione. Ci sono ora le condizioni di riscrivere i contratti di concessione con gli operatori idroelettrici, contratti in parte già scaduti e risalenti oltre 60-70 anni addietro". Resta da capire come i pesanti costi di manutenzione e ammodernamento di certe strutture obsolete si concilieranno con le scarse risorse in mano agli enti pubblici. Con oltre 600 dighe in esercizio, di cui circa 80 classificate come grandi dighe, la Lombardia è infatti la regione con il maggior numero di sbarramenti in Italia. Regione Lombardia - ricorda l’assessorato - ha già varato la sua legislazione sul rinnovo delle concessioni. Nella legge lombarda è previsto che i futuri contratti di concessione con gli operatori, saranno stipulati dopo avere effettuato le procedure di selezione competitiva previste dalla norma nazionale. I nuovi contratti saranno improntati alla tutela dei territori, agli investimenti sugli impianti ed alla gestione coordinata delle risorse idriche in un’ottica monte-valle con l’obiettivo di contemperare tutti gli interessi in gioco: l’ambiente, lo sviluppo degli impianti, la fruizione della montagna, la gestione dei livelli dei laghi e le necessità dell’irrigazione e non di meno l’occupazione; il tutto consentendo una giusta remunerazione nel tempo all’operatore che si aggiudicherà la concessione per il periodo previsto (da 30 fino a 50 anni). "In questo lungo periodo - continua Sertori - l’operatore dovrà corrispondere alla Regione una quota dell’energia prodotta a titolo gratuito, come già previsto delle normative regionali oltre ai i canoni di concessione articolati in una parte fissa e una variabile legata alla remunerazione dell’energia. Sia i canoni, sia la fornitura di energia gratuita saranno oggetto di competizione in sede di gara ed è previsto che saranno in gran parte trasferiti ai territori interessati".