FULVIO D’ERI
Cronaca

L’Africa nel Dna: creo un ponte immaginario

Sondrio, il libraio valtellinese Erik Viani è innamorato del continente nero. "Sono stato stregato dal suo fascino, voglio ritornarci"

di Fulvio D’Eri

Erik Viani, il libraio innamorato dell’Africa. Vent’anni fa il sondriese è rimasto letteralmente stregato dall’Africa, in particolare dal Rwanda, e in un momento difficile come questo a causa della pandemia la nostalgia per quelle terre così lontane ma per lui così vicine e importanti si fa sentire. La voglia di ritornare ad esplorare quel meraviglioso paese è tanta. E nella sua fornitissima Vel – la libreria del viaggiatore – di Sondrio avrà modo di sfogliare bellissimi libri sul Rwanda, Paese dell’Africa orientale senza sbocco sul mare, con un paesaggio verdeggiante e montuoso, immerso nel famoso parco nazionale dei vulcani dove ci sono gorilla di montagna e cercopitechi dorati. In questa oasi protetta si erge il monte Karisimbi, alto ben 4.507 metri oltre a vulcani. Ma come è nato questo amore viscerale per l’Africa? "L’Africa l’ho tatuata da quasi vent’anni nel mio Dna. Non posso dire di soffrire del classico “mal d’Africa”, ma si è creata una sinergia talmente profonda che va oltre ogni mia immaginazione. Un ponte immaginario che mi trasporta prima, e mi conduce poi, in Terra Rossa (il colore di questo straordinario territorio). Di questi vent’anni, una dozzina li ho dedicati al Rwanda.

Un territorio incastonato nel cuore pulsante del continente, pieno di contraddizioni, uscito con le ossa rotte dal genocidio del ’94, ma in grado di riemergere dalle ceneri grazie ad un popolo caparbio, umile e legato alla sua terra da profonde radici". Conoscenza e esplorazione: due motivazioni “forti”! Ed un progetto … "Il Rwanda mi ha dato la possibilità di affinare la mia voglia di conoscenza e di esplorazione. Nel 2011 ho trascorso, con due amiche, più di tre mesi in una missione a Rulindo, per progetti di collaborazione solidale con locali. L’idea di iniziare una rete di collaborazione è iniziata nel mio primo viaggio nel 2008 visitando il profondo sud, sul confine con il Burundi, una zona tanto ricca di valori quanto povera. Negli ultimi anni, ho maturato l’idea di entrare sempre più in profondità grazie a viaggi slow. “Il tempo è la cosa più preziosa”, mi son detto. Spesso lo si accusa di volare via quando invece siamo noi a correre… E allora ho iniziato a percorrere le 1000 colline a piedi, senza meta, con la consapevolezza che conoscevo più il reticolato di sentieri che le collegavano che i muretti a secco dei vigneti di casa in Valtellina". Ha nostalgia? "Mi piacerebbe ritornare".