La morte di un raro avvoltoio, Gypaetus barbatus il nome scientifico, "un grave monito per la coesistenza uomo-fauna". Il ritrovamento il 30 aprile, nel Parco nazionale dello Stelvio in Valle dell’Alpe, nel comprensorio di Santa Caterina Valfurva. Causa del decesso, la collisione con i cavi della seggiovia che pochi giorni prima era stata chiusa per la fine della stagione invernale. "La problematica delle collisioni fra avifauna e cavi di impianti di risalita è ben conosciuta a livello scientifico, non solo per il gipeto ma per molte altre specie – osserva il direttore del settore lombardo del Parco Franco Claretti –. Gli impianti a fune delle seggiovie sono tra le linee più a rischio: con la chiusura, vengono rimossi i sedili e ciò aumenta di molto la pericolosità dei cavi per tutti i mesi di inutilizzo degli impianti".
Estinto nel corso del XX secolo a causa della persecuzione diretta, dovuta principalmente a superstizioni e false credenze legate al suo aspetto e alle dimensioni imponenti, il gipeto è stato reintrodotto con successo a partire dagli anni ‘80, nell’ambito di un progetto internazionale che ha visto proprio il Parco dello Stelvio in prima linea. Il Parco rappresenta, infatti, anche l’area protetta con il maggior numero di coppie (sei nel settore lombardo, tre nell’altoatesino, una nel trentino). La recente scomparsa di questo esemplare adulto rappresenta un colpo al cuore e all’identità stessa del Parco, ma anche un severo richiamo alla necessità di intensificare gli sforzi per una coesistenza armoniosa tra le attività umane e la fauna selvatica.
"Investiremo ulteriormente nella ricerca e nel monitoraggio, per sviluppare strategie sempre più efficaci, come l’installazione di dissuasori visivi sui cavi degli impianti di risalita e la realizzazione di studi per individuare le aree più a rischio di collisione" assicura il direttore Claretti. "Con questa morte così simbolica" aggiunge Luca Pedrotti, coordinatore scientifico del Parco, "la natura ci riporta bruscamente alla realtà. La costante ricerca di soluzioni concrete e innovative di coesistenza è una priorità a cui il Parco in primis deve provvedere, ma a cui la cittadinanza tutta, ognuno con il suo ruolo, deve prendere parte. Solo attraverso un’azione di tutela collettiva potremo garantire un futuro in cui la natura e le attività umane possano realisticamente coesistere".