
di Federica Pacella
Variante Delta plus 50 volte più forte rispetto al ceppo originario. Mentre aumentano le nuove positività, si fanno più concreti i timori che la circolazione del virus abbia potuto provocare una mutazione peggiore delle varianti che abbiamo fin qui conosciuto. Lo conferma, alla luce degli ultimi studi, Arnaldo Caruso, presidente della società italiana di virologia (Siv-Isv), ordinario di Microbiologia e microbiologia clinica all’università di Brescia e direttore del Laboratorio di microbiologia dell’Asst Spedali Civili. A far paura, ora, è la nuova variante indiana, AY.4.2, nota come Delta plus, che, secondo gli ultimi studi, è 50 volte più forte rispetto al ceppo originario, perché più efficiente nella replicazione e quindi in grado di correre molto veloce, rischiando in futuro di prevalere sulle altre.
"Rispetto alla variante Delta, oggi dominante – rassicura Caruso – la Delta plus è ancora minoritaria in Italia. Però in Inghilterra si sta diffondendo notevolmente, dimostrando di essere in grado di “prendere la scena“. Guardando a quello che sta avvenendo in Inghilterra il mutante AY.4.2 potrebbe anche in futuro diventare dominante". Secondo un lavoro appena uscito, che quindi necessita di essere convalidato, sembrerebbe che questa nuova variante Delta oltre ad alcune mutazioni nella proteina Spike utilizzata dal Coronavirus pandemico per “agganciare“ le cellule bersaglio, abbia anche la mutazione di una proteina interna, una proteina N o nucleoproteina, che potrebbe contribuire a renderla più aggressiva. Per ora, tuttavia, non sembra che questa variante (come già tutte le altre note) abbia la capacità di ‘bucare’ lo scudo vaccinale.
Come spiegato da Caruso, "tra chi non ha ancora fatto il vaccino e chi non vuole farlo, diventa un problema gestire la situazione in questo momento, con un virus così aggressivo, come dimostra di essere Sars-CoV-2 anche con la nuova variante indiana". Nel Bresciano la progressione dei contagi è ormai esponenziale, trainata soprattutto dai non vaccinati. Per ora resta sotto controllo la pressione sugli ospedali, anche se iniziano ad aumentare i ricoveri: l’Asst Spedali Civili di Brescia conta 72 pazienti Covid di cui 8 in Terapia intensiva, in risalita rispetto ai 55 della scorsa settimana con 6 in Terapia intensiva. In aumento anche l’afflusso di pazienti Covid al Pronto Soccorso: 17 nella giornata di giovedì, quasi il doppio rispetto alla settimana precedente. Si guarda con un po’ di preoccupazione, inoltre, al calo di pazienti non Covid in Pronto soccorso, segno che la paura del contagio porta ad evitare l’accesso all’ospedale, col rischio che questo aggravi patologie croniche o per le quali sarebbe meglio intervenire per tempo.