Il fondo-fantasma incastra l’avvocato

Chiavenna, se lo inventò per non fare scoprire che i soldi della donna di cui era amministratore di sostegno erano finiti sul suo conto

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di Michele Pusterla

Le carte dell’inchiesta che vede nei guai l’avvocato Riccardo Gianera, 47 anni, originario di Madesimo, con studio all’epoca a Chiavenna, e ora cameriere in un esclusivo hotel di St Moritz, in Svizzera, mettono in luce, nello scorrere cronologico, le vicende di “mala gestio“ connesse alla gestione della situazione patrimoniale di Cristina, la donna di mezza età di cui l’indagato era stato nominato amministratore di sostegno dal giudice tutelare Cinzia Zugnoni del Tribunale di Sondrio. L’accusa principale - come anticipato da “Il Giorno“ di ieri - è di avere sottratto, dal 2011 al 2018, poco meno di 100mila euro.

L’autorità giudiziaria, nel conferimento dell’incarico, il 6 aprile 2011 disponeva che "l’amministratore di sostegno deve riferire per iscritto a questo ufficio, con cadenza annuale, entro i primi due mesi di ogni anno, in merito all’attività svolta, accludendo un rendiconto finanziario riassuntivo". Dalla lettura del provvedimento si capisce, da subito, che l’amministratore di sostegno non aveva altro compito se non quello di inquadrare e controllare la beneficiaria Cristina al fine di prevenire qualsiasi manifestazione esterna controproducente alla sua assistita e doveva concentrare il proprio impegno su questo obiettivo.

"Di fatto sin dall’inizio il Gianera - scrivono gli investigatori della sezione di Pg della Guardia di Finanza presso la Procura di Sondrio, coordinati dal luogotenente Elvis Spagnolatti, nella relazione al magistrato Marialina Contaldo (foto), titolare dell’inchiesta - non ha aderito alle prescrizioni di nomina e ha elaborato una rendicontazione che, per modalità, va collocata in una dimensione e in una prospettiva del tutto distorcente e pericolosissima". E viene fatto rilevare che l’intera rendicontazione è macchiata da ritardi cronici, al punto che la dottoressa Zugnoni ha dovuto, più volte, richiamare ai propri doveri l’amministratore di sostegno Gianera per spingerlo a depositare i rendiconti di gestione economica.

"Va riconosciuta al Gianera - si legge nelle carte dell’inchiesta, a disposizione da tempo delle parti - l’abilità di sapersi presentare nella sua luce migliore mostrandosi sempre assai bene informato al suo interlocutore (il giudice tutelare) e sui problemi, anche assai particolari, che parevano stargli a cuore e interessargli". Verso Cristina aveva manifestato sempre grande sicurezza, ma poi consegnò nelle mani del suo successore una "finanza esausta". A un certo punto avrebbe cercato di avvalorare la destinazione del denaro prelevato per costituire un inesistente fondo intestato alla donna.In aprile, davanti al gup Antonio De Rosa, dovrà difendersi da diversi ipotesi di reato fra cui autoriciclaggio, truffa e peculato. Per alcune imputazioni, l’avvocato difensore, Sergio Gallegioni di Chiavenna, si è dichiarato fiducioso per un’assoluzione.