FULVIO DERI
Cronaca

"Ghiacciai in agonia, non c’è più tempo", l'allarme della Carovana di Legambiente

Valfurva, l’esito dei risultati condotti in Alta Valtellina: il Forni ha perso mezzo chilometro in 10 anni

La Carovana dei Ghiacciai di Legambiente durante il monitoraggio del ghiacciaio dei Forni

Valfurva -  O interveniamo adesso, o mai più. È stata categorica e diretta Vanda Bonardo, responsabile della Carovana dei Ghiacciai di Legambiente, nell’illustrare ieri a Milano i risultati del monitoraggio del Ghiacciaio dei Forni, in Valfurva. "Il secondo gigante italiano è in affanno, come un corpo vivente. È tempo di gestire l’inevitabile per evitare l’ingestibile". È preoccupante infatti l’arretramento del fronte del Ghiacciaio dei Forni, l’ultimo himalayano in Italia, di 40 metri in un anno e di 400 metri negli ultimi 10 anni. In due secoli il ghiacciaio è arretrato di oltre 2 chilometri.

Avanti così , inevitabilmente, si va verso una lunga agonia. "In Italia i ghiacciai hanno perso una superficie di 157 km quadrati – ha detto Antonella Senese, membro del comitato glaciologico italiano e ricercatrice dell’Università degli Studi di Milano - negli ultimi 60 anni. Una dimensione paragonabile al Lario. E in Italia i ghiacciai hanno perso una superficie di 200 chilometri quadrati, dagli anni 60". I ghiacciai appaiono sempre più neri, subiscono il fenomeno detto black carbon. "È un fenomeno reale, i ghiacciai sono sempre più neri, l’abbiamo visto anche su quello dei Forni. È dovuto sia all’erosione dei versanti, coi detriti che scivolano sopra i ghiacciai, sia da sostanze organiche, pollini o pezzi di corteccia portate dal vento, o cienosfere, il risultato della combustione parziale del carbone e cioè l’impatto dovuto alle attività della pianura padana. Le attività fatte a Milano non hanno effetti solo là ma anche sopra le alpi. Abbiamo trovato anche tanta microplastica. E un numero elevato di particelle, simile a quello trovato nelle spiagge". Il Forni è in sofferenza. "Quello che abbiamo osservato è l’immagine di un gigante di ghiaccio che sta ansimando, soffocato dai cambiamenti climatici – dichiara Vanda Bonardo, responsabile nazionale Alpi di Legambiente e coordinatrice della campagna –. Annerito, collassato e pieno di crepacci: una grande sofferenza per questo essere che pare vivente. Ci sta comunicando quanto sia impellente lavorare sull’adattamento per gestire l’inevitabile; ma nel medesimo tempo mitigare, riducendo l’effetto serra, per evitare l’ingestibile".

I monitoraggi sono stati realizzati dal Comitato Glaciologico Italiano in collaborazione con Legambiente. Ne hanno preso parte Claudio Smiraglia, Guglielmina Diolaiuti, Marco Giardino, Giuseppe Cola, Stefano Perona del Comitato Glaciologico Italiano. Isabella Morlini, testimonial d’eccezione della campagna, tre volte campionessa mondiale di racchette da neve. Tullio Faifer, guida alpina. Con la partecipazione del Cai Valfurva e il Servizio Glaciologico Lombardo. "In questa terza tappa di Carovana abbiamo scoperto la grande accelerazione del cambiamento climatico e del ritiro glaciale – commenta Marco Giardino, vice presidente del Comitato Glaciologico Italiano e Università Torino –. Per comprenderlo basta confrontare l’ordine di grandezza del ritiro frontale, tra il 1820 e il 1995 meno di 2 km, tra il 1995 e oggi più di 1,2 km. Nel nuovo millennio la deglaciazione procede sempre più rapida verso monte, manifestandosi con la creazione di vaste aree in cui la roccia modellata dal ghiacciaio si alterna a detriti sciolti e instabili". Presente ieri anche Paolo Valoti, in rappresentanza del Cai che ha ricordato come "le grandi trasformazioni dei ghiacciai, il loro ritiro abbiano modificato le “classiche“ salite delle alpi. I passaggi sui ghiacciai si sono modificati o scomparsi. I pericoli per gli escursionisti sono aumentati, bisogna stare sempre più attenti". Con la tappa al ghiacciaio dei Forni termina il passaggio lombardo della Carovana che si dirigerà alla volta del Trentino Alto Adige e del Veneto.