Radon, un ospite indesiderato in provincia di Sondrio

È responsabile, secondo l’Istituto superiore della sanità, di 3.200 casi all’anno di tumore ai polmoni, pari al 10% del totale

IMPEGNO Il convegno al quale  ha partecipato Matteo Dell’Oca primo a sinistra

IMPEGNO Il convegno al quale ha partecipato Matteo Dell’Oca primo a sinistra

Rogolo (Sondrio), 1 novembre 2018 - Radon: la provincia di Sondrio risulta essere una delle aree italiane con il maggiore pericolo gas negli edifici. È responsabile, secondo l’Istituto superiore della sanità, di 3.200 casi all’anno di tumore ai polmoni, pari al 10% del totale.

A porre l’accento sull’importanza della prevenzione Matteo Dell’Oca e Andrea Fascendini, due bio-architetti valtellinesi della «Noradon» - eccellenza italiana nel settore da 20 anni - che, lo scorso 26 ottobre, sono stati chiamati al Cnr per un importante convegno dedicato proprio al pericoloso gas. L’incontro è stato organizzato dall’Ordine dei geologi. "Abbiamo avuto la possibilità di raccontare le nostre esperienze e di fare il punto della situazione sul radon in Italia – ricorda Dall’Oca – Speriamo che la nostra relazione abbia contribuito a promulgare una normativa adeguata in materia».

In Italia, infatti, non esiste alcuna norma che regoli le concentrazioni consentite di radon in ambiti privati, mentre esiste una direttiva europea – rispetto alla quale il nostro Paese si trova in condizioni di infrazione dallo scorso febbraio – che fissa, sui luoghi di lavoro, una concentrazione massima di 300Bq al metro cubo. «Mappare la quantità di radon è molto economico – sottolinea Dell’Oca – e farlo può salvare la vita. Noi, primi in Italia, abbiamo effettuato questa operazione nell’area del Comune di Dubino nel 2000 e, attualmente, oltre a fornire consulenza a molte aziende valtellinesi, stiamo operando per conto di una ventina di amministrazioni comunali della provincia di Sondrio».

Le concentrazioni di gas risultano essere particolarmente elevate proprio in Valtellina e Valchiavenna: «La causa – commenta ancora Dell’Oca – sono da imputare alla conformazione geologica, alla morfologia del terreno e alla tipologia di costruzioni: tutti questi fattori contribuiscono ad aumentare i livelli del gas. Per contrastare efficacemente questo fenomeno è necessario aggiornare la normativa vigente – in modo da rendere obbligatoria la verifica degli edifici esistenti – predisporre, all’interno dei piani urbanistici, la zonizzazione del radon su base geologica e formare tecnici in grado di effettuare interventi mirati, in grado di ridurre, anche drasticamente, le quantità di gas presenti, abbattendo in questo modo i rischi per la salute».