Chiesa in Valmalenco (Sondrio) – L’inchiesta della Procura di Sondrio sulla frana che a Chiareggio, nell’agosto del 2020, costò la vita a tre turisti in auto del Varesotto (oltre al ferimento di un bambino di 5 anni e 2 adulti) - Alabama Guizzardi, 10 anni, di Besnate e Silvia Brocca (assistente in uno studio dentistico), 41 anni, con il compagno Gianluca Pasqualone 45enne (dirigente in un’impresa che si occupa di lavorazione del vetro) di Comabbio - si è chiusa.
Agli indagati è giunto l’avviso contenuto nell’articolo 419 del Codice di procedura penale, che anticipa la richiesta di rinvio a giudizio, e poi la comunicazione di fissazione dell’udienza preliminare davanti al giudice Fabio Giorgi, fissata alle 9.30 del prossimo 11 luglio nell’aula 12 del Tribunale.
Davanti al Gup dovrà comparire non solo Renata Petrella, attuale sindaco di Chiesa in Valmalenco e primo cittadino in carica all’epoca della tragedia, difesa dall’avvocato Mario Petrella di Avezzano e come domiciliatario il collega sondriese Francesco Romualdi, ma anche 3 suoi predecessori. Si tratta di Fabrizio Zanella (dal 1998 al 2003), difeso di fiducia dall’avvocato Gino Ambrosini di Morbegno, Christian Pedrotti (dal 2003 al 2008), patrocinato dal legale Ambrosini, Miriam Longhini (sino al 2018), assistita sempre dal legale morbegnese.
Dalle carte dell’indagine dei carabinieri, coordinata dal pm Stefano Latorre, spunta ora il nome di un’altra persona che rischia il processo, ossia il tecnico comunale Elio Dioli di Caspoggio che ha nominato come difensore Biagio Giancola di Como.
Diverse le parti offese informate, fra cui il penalista che rappresenta Leo, il bambino della coppia rimasta uccisa, travolta in auto dallo smottamento e a sua volta rimasto gravemente ferito, prima di riprendersi. Le imputazioni vanno dall’art.426 del Codice penale, al disastro colposo, dall’omicidio colposo alle lesioni colpose. E una richiesta di rinvio a giudizio, come è risaputo, non equivale a una colpevolezza. "Allo stato - spiegò il procuratore Piero Basilone - queste violazioni sono contestate a soggetti che, per legge, avrebbero dovuto e potuto garantire l’attuazione di quelle misure precauzionali utili alla mitigazione e al controllo dei rischi presenti sul ponte del torrente Nevasco".