MICHELE BROGGIO
Cronaca

Gallivaggio, la via crucis del restauro

Il santuario danneggiato dalla frana in primavera: niente lavori prima del 2020

il recupero delle opere d’arte dal santuario di Gallivaggio

San Giacomo Filippo (Sondrio), 6 dicembre 2018 - Tempi lunghi per il rientro dei fedeli nel santuario di Gallivaggio: i lavori di restauro del luogo di culto - pesantemente danneggiato dalla frana della scorsa primavera, che aveva tenuto in scacco, per diversi mesi, 1.500 abitanti della Valle Spluga - potranno partire solo in seguito alla ricostruzione del vallo paramassi e alla messa in sicurezza dell’area. La data più probabile per l’inizio dei lavori è il 2020, ma non esistono ancora date certe: «Per il momento – commenta don Andrea Caelli, arciprete di Chiavenna – il progetto preliminare è stato presentato alla Curia e, in un secondo momento, dovrà anche superare l’esame della Commissione dei beni culturali. È stata costituita una commissione diocesana, che sovraintenderà ai lavori, ma prima di partire con l’opera di restauro sarà necessario attendere il completamento delle opere di messa in sicurezza».

Nelle ore immediatamente successive al crollo si pensò che il Santuario, eretto nel luogo dove, secondo la tradizione, apparve la Madonna nel 1492, fosse stato risparmiato dalla furia delle 7.500 tonnellate di roccia distaccatesi dal fianco della montagna lo scorso 29 maggio. Non appena la polvere innalzatasi a causa della frana si diradò, infatti, la vista del campanile - il più alto di tutta la Valchiavenna - rimasto miracolosamente in piedi, fece ben sperare sulle sorti del luogo di culto ma, purtroppo, non appena fu possibile accedere al santuario, si constatò come i danni fossero maggiori. Il tetto, oltre ad essere stato notevolmente rovinato nella sovrastruttura - numerosissime le tegole distrutte dall’impatto con le pietre - presenta tre grossi buchi causati da sassi di grandi dimensioni.

Per impedire le infiltrazioni d’acqua era stata posta, in un primo momento, una protezione provvisoria poi sostituita con una di maggiore efficacia. I massi hanno inoltre causato notevoli danni ad una delle pareti laterali - la zona confessionali è stata sfondata quasi per intero - e si è rivelato necessario istallare un telaio in acciaio, in attesa di un consolidamento statico della struttura. Centrale, nelle settimane successive al crollo, l’opera dei restauratori che hanno diviso le macerie dai frammenti dei preziosi stucchi (tra gli altri è stato danneggiato l’affresco secentesco di Domenico Caresana) nella speranza di riuscire a ricostruire, in un secondo momento, le opere pittoriche distrutte dalla frana. Fortunatamente intatti il crocifisso ligneo e l’organo di scuola palermitana. La casa parrocchiale e il cimitero, invece, risultano essere completamente devastati. «Il restauro – precisa Don Andrea – richiederà molto tempo e, molto probabilmente, sarà suddiviso in diversi lotti. Confidiamo che Maria, madre della misericordia di Gallivaggio, possa accompagnare i fedeli in questo lungo e difficile cammino».

Ad essersiI, invece, salvata dai danni della frana proprio la statua raffigurante la Vergine di Gallivaggio, «evacuata» dagli uomini dei Vigili del fuoco nelle settimane precedenti al crollo: «La statua della Madonna – conclude padre Caelli – sta vivendo un momento di peregrinatio all’interno della nostra diocesi ma tornerà a Chiavenna il prossimo 23 dicembre».