Discarica abusiva di rifiuti edilizi Dieci anni di carcere al terzetto

Processo di primo grado in abbreviato: i responsabili condannati al ripristino dello stato dei luoghi

Migration

di Paola Pioppi

L’indagine era nata dalla scoperta di due grossi accumuli di materiali inerti, segnalati a maggio 2020 dai carabinieri di Turate e dai tecnici dell’Arpa di Varese in via dell’Industria a Rovellasca, all’interno di un’area in cui erano stati realizzati anche interventi edilizi senza autorizzazione. Arrivando così a ricostruire un’attività di gestione illecita di rifiuti. A conclusione del processo di primo grado, che si è svolto con rito abbreviato a Milano, è giunta la sentenza per le tre figure di responsabilità individuate durante le indagini coordinate dal sostituto procuratore Pasquale Addesso. Giuliano De Cristofaro, 51 anni di Rovello Porro, amministratore di fatto della General Service srl di Rovellasca, è stato condannato a 5 anni e 4 mesi di reclusione.

Per il figlio Mario De Cristofaro, 27 anni di Rovellasca, 3 anni e 4 mesi, mentre per la moglie Patrizia Pontrelli, 53 anni di Rovello Porro, 2 anni di reclusione, con pena sospesa. Condanna al pagamento di una sanzione da 100mila euro per la General Service srl, nel frattempo dichiarata fallita. Gli imputati, che si trovano i primi due agli arresti domiciliari, obbligo di dimora per la Pontrelli, sono stati inoltre condannati al ripristino dello stato dei luoghi. I tre erano accusati di illeciti nella gestione dei rifiuti, padre e figlio anche di emissione di fatture per operazioni inesistenti e di bancarotta fraudolenta. Mario De Cristofaro rispondeva di aver coadiuvato il padre nella gestione dei rifiuti, e nel ricevimento dei carichi, mentre la Pontrelli si sarebbe occupata dell’emissione delle fatture per occultare le operazioni di smaltimento illecito, e più in generale di gestire la contabilità in nero. Sull’area della General Service erano stati trovati due cumuli di 1200 e 3300 metri cubi di rifiuti speciali non pericolosi, soprattutto materiali di scavo o edilizi, oltre a un prefabbricato di due piani con allacci fognari, e un deposito merci. Gli accertamenti avevano portato a ricostruire che i rifiuti venivano illecitamente stoccati e macinati – sono stati calcolati almeno 4700 conferimenti tra 2015 e 2020 - per poi essere rivenduti come materiale da riempimento alle imprese edili.