Il rinnovo delle concessioni idroelettriche è una problematica importante per il futuro della provincia di Sondrio. E questo sarà anche uno dei temi sui quali i candidati alle prossime elezioni regionali dovranno concentrarsi.
Il comitato per la razionalizzazione delle linee ad alta tensione Valtellina e Valchiavenna vuol rimanere al di fuori di ogni tipo di propaganda politica: "Noi vogliamo solo che questa questione venga affrontata e risolta in favore di una giusta ripartizione dei guadagni derivanti dalla produzione di energia idroelettrica". Questo in sintesi il pensiero del comitato: "Se vogliamo affrontare il tema delle concessioni di grande derivazione a scopo idroelettrico è necessario superare l’approccio dell’annuncio-propaganda e concentrarsi sui contenuti. L’energia idroelettrica rappresenta una fonte importante con circa il 15% dell’energia totale prodotta a livello nazionale e la prima fonte rinnovabile con il 41% del totale. Oggi molte concessioni sono scadute e non rinnovate, i produttori continuano lo sfruttamento in regime temporaneo cercando di massimizzare gli utili a danno delle comunità locali (meno investimenti, meno manutenzioni, meno posti di lavoro). La politica in questi anni ha fatto molte promesse ma nessun fatto concreto".
Ecco la soluzione dal sodalizio: "È necessario andare al rinnovo delle concessioni scadute per ridefinire il modello di uso delle acque con più benefici per le comunità locali (investimenti, lavoro, manutenzione e sostenibilità ambientale) anche considerando i futuri impatti dei cambiamenti climatici. Bisogna riscrivere il patto con i territori montani, concessioni verso lo sviluppo territoriale sostenibile. La Lombardia non ha fatto i rinnovi, ci sono però la legge regionale ed i regolamenti". E ancora: "C’è un modello da costruire migliorando l’esperienza delle province di Trento e Bolzano con le loro società miste. È necessario coinvolgere i Comuni e gli enti locali. La Provincia deve svolgere il ruolo di capofila e garante, pretendere dalla Regione che la specificità montana si concretizzi in progetti reali di autonomia nella gestione delle proprie risorse". Fulvio D’Eri