CAMILLA MARTINA
Cronaca

Coronavirus, in Valle si blocca anche la pesca

L’apertura era fissata per domenica prossima. Il presidente Bianchini: "Non possiamo ignorare gli spostamenti degli sportivi"

Alcuni sportivi sulle sponde del torrente Mallero nel capoluogo valtellinese

Sondrio, 12 marzo 2020 - Sembrerebbe un paradosso, ma anche un’attività sana e praticamente scevra di rischi come la pesca sportiva è costretta a bloccarsi momentaneamente a causa dell’emergenza coronavirus. L’ha comunicato l’Unione pesca sportiva di Sondrio per bocca del suo presidente, Valter Bianchini. "Come si evince dalle comunicazioni sul sito e sui canali social Ups, abbiamo deciso di posticipare a data da destinarsi l’apertura della pesca fissata per domenica 15 marzo 2020", esordisce.

«Siamo consapevoli di trovarci di fronte a un provvedimento di carattere eccezionale, che lascerà scontento qualcuno, ma al contempo sicuri che la maggior parte dei pescatori nostri associati capisca l’importanza di fare ognuno la propria parte in un momento così drammatico per il nostro Paese". Si tratta di una situazione emergenziale e, come ribadito da più parti, tutti possono e devono attenersi alle disposizioni, per limitare i contagi e sostenere la sanità pubblica. Quella di prorogare l’apertura della pratica, che coinvolge annualmente circa 4.500 lenze provenienti da tutta la provincia e anche al di fuori, dal resto della Lombardia, non è stata una scelta facile, sopratutto per un ente che è sostenuto proprio dagli abbonamenti. Ha prevalso il buon senso.

«Da un lato abbiamo ragionato su quanto la pesca sia un’attività che "per regolamento" si svolga mantenendo una distanza di sicurezza e comunque in luoghi salubri quali le rive di fiumi e torrenti, dall’altro non abbiamo potuto ignorare la necessità di muoversi sul territorio per raggiungerli - aggiunge - I divieti di spostamento, la possibilità di favorire occasionali momenti di incontro, la disparità di trattamento che si sarebbe venuta a creare tra i soci che avrebbero potuto dare sfogo alla loro passione recandosi sulle rive del corso d’acqua sotto casa e quelli che, invece, per farlo sarebbero stati costretti a raggiungere un abitato limitrofo, ci hanno fatto propendere per il posticipo". Se da un lato questo sport ha indubbi vantaggi per la salute psicofisica delle persone che lo praticano, dall’altra si scontrerebbe con l’impossibilità di muoversi liberamente su tutto il territorio provinciale. Visto che non tutti hanno a portata di lancio un corso d’acqua, e sarebbero state necessarie brevi trasferte in altri Comuni, si sarebbe creata disparità.

Torniamo a dire - conclude - siamo chiamati tutti a un momento di maturità che determinerà il nostro futuro e quello dei nostri cari. Non possiamo distrarci da questa missione. È giusto che ora la nostra priorità sia lo stare a casa, sperando che presto la situazione migliori".