ROBERTO CANALI
Cronaca

Condannato dalla faida. In Albania rischia la vita e non possono rimpatriarlo

Revocato dal Tribunale di Brescia il decreto di espulsione del prefetto di Sondrio. Il trentenne potrebbe essere punito in base al Kanun per un debito di famiglia.

Condannato dalla faida. In Albania rischia la vita e non possono rimpatriarlo

A fargli paura non è la giustizia italiana bensì le regole del Kanun, il codice di diritto consuetudinario ancora applicato nelle zone rurali dell’Albania, il Paese da cui è fuggito per colpa di una faida che pesa sulla sua famiglia. Una storia d’altri tempi quella di Kristian M, 30enne albanese, che si è salvato per il roto della cuffia dal decreto di esplusione che stava per diventare esecutivo, proprio facendo leva sul pericolo che avrebbe corso una volta tornato in patria. Fermato qualche giorno fa dalla Polizia stradale a Mese, in provincia di Sondrio, e già trasferito al Cpr di Bari l’uomo si è salvato grazie al provvedimento emesso dal Tribunale civile di Brescia alla vigilia del suo trasferimento in Albania. Or finalmente libero il trentenne potrà fare ritorno nella nostra regione e attendere l’esito della domanda di protezione internazionale presentata nei mesi scorsi, attraverso l’istanza del suo avvocato, Stefano Afrune. A mettere in pericolo la vita di Kristian sono le regole non scritte, ma ugualmente rispettate, del Kanun che disciplinano l’onore, il giuramento e soprattutto l’istituto della vendetta. Le antiche regole fissano in maniera rigorosa il dovere di vendicare l’uccisione del proprio consanguineo, colpendo l’assassino o i suoi parenti maschi fino al terzo grado di parentela.

Adempiere alla vendetta è considerato un obbligo, pena la perdita dell’onore, a meno di essere perdonati dai parenti offesi. A mettere in pericolo di vita il trentenne, liberato dal Cpr di Bari, è una faida familiare legata a un debito contratto dal padre. L’uomo rimase vittima di un attentato già lo scorso anno, anche in quel caso in seguito al suo rimpatrio in Albania, e così fu costretto a rifugiarsi di nuovo in Italia. I suoi guai sono ricominciati lo scorso marzo quando è stato arrestato nel Bresciano per la violazione del divieto di reingresso in Italia e per aver fornito false generalita’ ai poliziotti. Per questa vicenda era stato poi condannato a un anno di reclusione, pena sospesa. Nei giorni scorsi Kristian M. e’ stato identificato in Valchiavenna nel corso di un’attivita’ di controllo da parte della polizia stradale del distaccamento di Mese ed è stato quindi emanato un nuovo decreto di espulsione dal prefetto di Sondrio. A revocare il provvedimento ci hanno pensato i giudici bresciani Stefana-Colombo-Gaboardi.