Condannato a 2 anni e 3 mesi truffatore professionista

Il padre del portiere dell’Atalanta è finito a processo per i raggiri in cui spendeva il nome del figlio

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È stato condannato a 2 anni e 3 mesi Antonio Sportiello, 61 anni, padre del portiere dell’Atalanta Marco Sportiello (estraneo ai fatti: il rapporto tra i due è interrotto da tempo) finito a processo per truffa spendendo il nome del figlio. Il pm nella scorsa udienza aveva chiesto 1 anno e sei mesi.

La sentenza ieri pronunciata dal giudice Stefano Storto. Prima della lettura della sentenza ha replicato il difensore dell’imputato, avvocato Luca Barcellini che ne ha chiesto l’assoluzione con formula dubitativa, o il minino della pena e la derubricazione da penale a civile "perché in alcuni casi, anche se con racconti inverosimili, arricchiti di molta fantasia, non si ravvede la truffa o il raggiro". In buona sostanza il giudice ha ritenuto Sportiello responsabile dei raggiri ai danni di un architetto e titolare di un negozio di mobili cui aveva chiesto di arredare il suo appartamento in città.

Non solo, l’imputato aveva acquistato della merce per un valore di oltre 15mila euro. Merce che poi è stata pagata con assegni postdatati che portati all’incasso sono risultati privi di provvista. A una mamma ucraina in Italia dal 2012 con la figlia, con un visto turistico, Sportiello si sarebbe fatto pagare 2.950 euro per le pratiche (mai sbrigate) per il permesso di soggiorno. E quando la donna si era resa conto che l’uomo le aveva raccontato frottole, aveva chiesto indietro i soldi. A quel punto Sportiello l’avrebbe minacciata di morte. In questa vicenda non sono mai girate grosse cifre che le parti civili sperano di poter recuperare. Tra gli episodi che il giudice ha ritenuto di non doversi procedere, c’è quello relativo al conto all’ex ristorante La Gradisca di Borgo Santa Caterina (è chiuso da tempo) dove l’imputato, nella ricostruzione dell’avvocato Stefano Gozo, nella primavera del 2015 si era presentato dicendo di essere il papà del calciatore. Il conto aperto che era arrivato a 950 euro.

Ma chi per l’accusa ci aveva rimesso più denaro è stata una donna di 66 anni, separata, che si era invaghita dell’uomo conosciuto in chat. Il difensore della signora, avvocato Gianfranco Ceci, aveva ravvisato tutti gli elementi della truffa. E a supporto aveva citato una sentenza della Cassazione, del 2019 sulle romantic scam, le truffe romantiche.

Dal dicembre 2014 a luglio 2015, Sportiello se ne sarebbe approfittato per farsi staccare assegni per 372mila euro. L’imputato allora si presentava di volta in volta come imprenditore, dirigente Enel, e aveva proposto alla donna investimenti per comperare appartamenti in città, un B&B e un pezzo di terra a Malindi, in Kenya. Tutti investimenti, come aveva sottolineato l’accusa, che non sono mai esistiti. Frutto della fantasia dell’imputato, e dei suoi racconti inverosimili, come ha spiegato il suo difensore. Francesco Donadoni