Cino, Paolo Di Gregorio: “Mia figlia Sonia poteva essere salvata”

Gli striscioni affissi dal padre a Bologna dove lavora il magistrato che vent’anni fa non diede seguito alla denuncia della figlia contro il marito, che poi la uccise a coltellate

I due striscioni appesi alle pareti del Tribunale di Bologna da Paolo Di Gregorio, 74 anni, residente a Cino

I due striscioni appesi alle pareti del Tribunale di Bologna da Paolo Di Gregorio, 74 anni, residente a Cino

Cino, 12 settembre 2023 - “Sonia Di Gregorio uccisa dallo Stato”. E ancora: “Assassini protetti dal Csm. Chiedo un processo alle persone che accuso”. Con questi due striscioni appesi alle pareti del Tribunale di Bologna, Paolo Di Gregorio, 74 anni, originario della provincia di Catania, da anni residente a Cino, dopo una vita di lavoro in Svizzera, oggi con alcuni amici si è recato nel capoluogo emiliano per una manifestazione pacifica e autorizzata dalla locale questura per invocare giustizia per la figlia fioraia che, a 20 anni, madre di una bimba fu uccisa nel giugno 2000 a coltellate a Cino dal marito violento – Francesco Gussoni di Dubino – che da tempo la maltrattava e dal quale si stava separando.

La denuncia dimenticata

Lo aveva denunciato, assistita dall’avvocato Enza Mainini alla Procura di Sondrio, ma la denuncia rimase “dimenticata” nel cassetto del magistrato che la ricevette a quel tempo in cui ancora non esisteva il Codice Rosso per proteggere meglio le vittime di violenza. Oggi Di Gregorio ha protestato, per l’ennesima volta, stavolta a Bologna dove ora presta servizio quel magistrato 23 anni fa al lavoro a Sondrio e il capo dell'Ufficio giudiziario di allora, adesso in pensione.

"Se avessero agito - sostiene Paolo Di Gregorio - mia figlia non sarebbe stata uccisa dal marito poi condannato a Sondrio a una pena di pochi anni di reclusione. Sarebbe stato fermato in tempo. Invece è stata ammazzata e ha lasciato orfana una bimba piccola che abbiamo cresciuto noi nonni”.