Valchiavenna, si va alla riscoperta della birra

Per il luppolo si prospetta una filiera corta made in Valtellina

Birra

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Sondrio, 25 novembre 2018 - Dalla coltivazione all’essiccazione per garantire la possibilità ai birrifici di servirsene tutto l’anno: anche per il luppolo si prospetta una filiera corta made in Valtellina. Per ora è solo un obiettivo verso il quale si stanno muovendo la Fondazione Fojanini ed Ersaf.

Primo step la creazione di alcuni campi sperimentali, «uno in Valchiavenna, a Prosto di Piuro, grazie al sostegno dell’associazione fondiaria della zona. Abbiamo scelto la Valchiavenna per la sua antica tradizione birraia», spiega Ivano Foianini, tecnico della Fondazione sondriese. In programma ce ne sono altri due, uno nella Bergamasca e uno nel Centro sperimentale di Riccagioia dove Fojanini farà da supporto. Si inizierà in Valchiavenna con 3.000 metri sui quali troveranno casa le sette varietà di luppolo più utilizzate dai birrifici locali. Alla lavorazione delle infiorescenze fresche (del luppolo femminile, quello maschile non è adatto) ci penseranno i birrifici che hanno dato la disponibilità. Seguirà l’analisi del prodotto ottenuto che si immagina avrà qualità migliori rispetto a quello importato. «Le piante coltivate in ambienti estremi come quelli montani hanno proprietà organolettiche diverse - prosegue - Dopo una valutazioni di manodopera e costi capiremo se la filiera si potrà davvero chiudere in Valle. In tal caso troveremo il modo di essiccare il luppolo locale». Mentre gli aromi della pianta selvatica, che già cresce ai margine delle strade o nei poderi della valle, sono di difficile impiego perché troppo amari, quelli delle varietà coltivate sono più nobili e apprezzabili

. Da qui la necessità di sperimentare la coltivazione del prodotto, ad oggi per gran parte importato. Concentrarsi sulle cosiddette filiere minori, di cui il luppolo fa parte insieme a grano saraceno, piccoli frutti, zafferano, ulivo e altri, è la nuova frontiera dell’agricoltura. C’è tanta strada da fare, ma le opportunità non mancano, come ha sottolineato in un recente incontro Gabriele Canali, professore dell’Università Cattolica del Sacro cuore, autore dello studio promosso da Ersaf sulle potenzialità e criticità dello sviluppo di queste colture. Al momento la coltivazione del luppolo è ancora allo stadio embrionale, solo i primi amatori se ne stanno occupando.