Ardenno, dona rene al nipote: "Fiero della decisione presa"

Dal letto dell’ospedale di Verona parla l’uomo sottoposto a espianto di organo per il parente

Sergio Lotti, 60 anni, residente ad Ardenno, con la moglie, prima dell’intervento

Sergio Lotti, 60 anni, residente ad Ardenno, con la moglie, prima dell’intervento

Ardenno, 6 marzo 2020 -  «Mi sento un poco dolorante, ma tutto sommato sto proprio bene. Sono entrato in sala operatoria alle 8 di mercoledì e alle 14 ero già nella mia camera, mentre mio nipote Marco, di 35 anni, ha iniziato il suo intervento attorno a mezzogiorno e ha fatto rientro nella sua stanza alle 18. Ci siamo incrociati di sotto, quando uno usciva e l’altro si apprestava ad entrare. È filato tutto liscio, per entrambi...". A parlare è Sergio Lotti, 60 anni, originario della Romagna, da tempo residente ad Ardenno, che ha donato un rene, il destro, all’adorato nipote che vive a Rimini e con il papà conduce un’affermata azienda di grandi impianti elettrodomestici.

"Lunedì, all’ultimo momento - racconta Sergio Lotti, dal letto dell’ospedale di Borgo Trento di Verona, dove è stato sottoposto al delicato intervento di asportazione di un organo - siamo stati entrambi sottoposti al tampone per verificare che non fossimo stati contagiati da Coronavirus. L’esito è stato negativo per tutti e due e l’equipe diretta dal professor Luigino Boschiero ha dato l’ok per procedere. Ora Marco si trova ricoverato nel reparto Trapianti, mentre io in quello di Chirurgia perchè nel reparto dove si trova lui ci sono solo 12 stanze. Io sono in stanza con un paziente di Bologna, trapiantato da cadavere lo scorso 15 febbraio". La decisione della donazione è maturata nel 2017, ma già da tempo prima in famiglia si parlava di questa possibilità.

«Marco - ricorda l’uomo - è qui in ospedale dal 10 febbraio per la plasmaferesi (gli venivano abbassati gli anticorpi perchè non siamo dello stesso gruppo sanguisgno, in pratica le sue difese immunitarie sono uguali a 0) e la dialisi. Io ho vissuto le ultime 2 settimane in casa per non ammalarmi (influenza, raffreddore o rischio contagio da virus). Uscivo da casa, ad Ardenno, soltanto per fare una breve corsa in bici o camminare con un mio amico a quattro zampe". È stato lungo l’iter che ha portato a questo importante traguardo Lotti, ex guardia giurata: visite ripetute, colloqui con magistrati, sedute con psicologi, tutti che dovevano sondare le motivazioni che animavano il donatore e, infine, esprimere una valutazione sulla reale volontarietà del donatore a compiere il suo gesto d’amore nei confronti dello stretto parente. 

Un passo dopo l’altro, parallelamente alle visite mediche alle quali è stato sottoposto in Romagna anche Marco, il destinatario del dono. E intanto Lotti, dopo il rinvio della manifestazione sportiva programmata a Rimini per il 22 marzo, già studia con il presidente Aido riminese, Riccardo Arpaia, le prossime iniziative per sensibilizzare la popolazione sull’importanza delle donazioni da vivi.