Quando il clima impazzito uccide. A 35 anni dall’alluvione in Valtellina

Adesso il caldo eccezionale, a metà anni ’80 fu un fronte freddo proveniente dall’Artico a sconvolgere il meteo. In poche ore caddero 305 millimetri e il 18 luglio un condominio e un albergo furono spazzati via dal fango

Frana a Tartano

Frana a Tartano

Tartano (Sondrio) - ​Oggi sono il caldo e la siccità a non farci dormire la notte, tra fiumi prosciugati e campi che sembrano deserti, trentacinque anni fa fu la troppa pioggia a trasformare in un incubo l’estate della Valtellna e della Valchiavenna. Due facce di una stessa medaglia, quella del clima impazzito, che allora come oggi fa paura. La cronaca di questi giorni la stiamo ancora scrivendo, quella del 1987 ormai è già storia. Tutto iniziò a metà luglio quando dall’Artico si mosse una grande massa di aria fredda che discese rapidamente verso l’arco alpino, scontrandosi con una massa d’aria calda e umida. Il risultato fu che la pressione subì un repentino abbssamento, ma le temperature rimasero elevate, soprattutto in quota, con lo zero termico oltre i 4mila metri, come sta accadendo in questi giorni ma per effetto del gran caldo.

La pioggia iniziò a cadere copiosa, veri e propri nubifragi, che interessarono sià i ghiacciai sia il fondovalle. Solo parecchio tempo dopo climatologi e meteorologi ricostruirono che in appena tre giorni piovvero dal cielo 305 millimetri pioggia, troppi per riuscire a essere assorbiti. La bomba a orologeria era innescata ed esplose il pomeriggo del 18 luglio, alle 17.30, quando un’enorme colata di acqua scese dalla montagna. Quello che in gergo si chiama mud-flow e si alimenta acquistando massa per gravità, passando da poche decine ad alcune centinaia di migliaia di metri cubi di volume, con velocità dell’ordine di 15-20 metri al secondo e una forza distruttrice in grado di demolire completamente gli edifici. Sulla sua traiettoria c’era il condominio “La Quiete“ che fu investito in pieno e spezzato a metà, la massa di fango con l’aggiunta dei nuovi detriti proseguì la sua corsa in direzione del paese investendo in pieno l’albergo “Gran Baita“, pieno di turisti che erano rimasti in camera proprio a causa del maltempo.

Quel giorno morirono 21 persone, undici di loro erano in villeggiatura, purtroppo le prime vittime dell’ondata di maltempo che provocò 53 morti e danni per oltre 2 miliardi di euro. In una seguenza degna di un disaster movie nell’arco di poche ore i fiumi iniziarono a far paura. L’Adda ruppe prima l’argine settentrionale poco a ovest di San Pietro di Berbenno, allagando nei giorni successivi tutto il fondo valle. Alle 7.18 del 28 luglio una frana si staccò dal Pizzo Coppetto, a 3066 metri d’altezza: quaranta milioni di metri cubi di materiale precipitarono a valle travolgendo e distruggendo completamente gli abitati di Sant’Antonio Morignone e Aquilone. I paesi erano stati evacuati, ma lo spostamento d’aria dovuto alla frana che risalì per alcune centinaia di metri la sponda opposta della montagna uccidendo 35 pesone.