EMILIO MAGNI
Cronaca

“A rameng“. È andato in rovina

Al bar, tra chiacchiere e pettegolezzi, si scopre che l'amico Salvatore è fallito. Carletto spiega che è "andato a rameng", riferendosi ad Aramengo, antico luogo di confino per i condannati. Un'analisi spietata delle vicende umane.

Adesso forse non ci sono più i bar di una volta dove si andava con gli amici a “contarla su“ un po’. Qualcuno però resiste ancora ed è possibile dialogare, in compagnia: parlare ma anche sparlare. Non è cambiato niente, infatti, le parole dette al bar erano quasi sempre dure spietate: talvolta puro pettegolezzo aspro, cattivo. Questo malcostume purtroppo è rimasto anche nel residuo, ormai molto sporadico, conversare davanti alla tazzina del caffè. È stato così che l’altra mattina qualcuno degli anziani radunati al bar ha fatto rilevare che ormai da molto tempo non si vedeva più arrivare l’“amico“ Salvatore, personaggio molto apprezzato anche perché titolare di una piccola azienda che sembrava fiorente. Ha chiarito tutto Carletto: "Ma che ditta florida, el laurà l’è andà a rameng insem al Salvadur". Secondo Carletto quindi l’azienda del Salvatore era fallita e lui, il Salvatore, era dunque andato in rovina, assieme alla ditta: un’analisi spietata, come spesso accedeva nelle chiacchiere del bar. Carletto per spiegare la brutta situazione in cui è precipitato il povero Salvatore ha usato il modo di dire “L’è andà a rameng“. Ma cos’è, e dove è, questo “rameng“? La riposta è arrivata puntuale e bella circostanziata dall’amico “Luis de Melz“ (Luigi Manzoni di Melzo, grande cultore del dialetto). "Rameng" altro non è che il nome abbreviato di Aramengo un paese ancora esistente della provincia di Asti, come si vedere sulle carte geografiche, consultando libri e guide. È paese antichissimo. Tra il VI e il IX secolo la città di Asti era la capitale di un ducato longobardo dipendente dalla capitale Pavia e in quel periodo i condannati per reati patrimoniali e altre colpe erano confinati nel luogo più periferico del ducato che era Aramengo. Aramengo pare derivi dal latino (forse volgare e caduto nel dimenticatoio) "ad ramingumum", ovvero allontanarsi. Poi con il passare del tempo il miscuglio tra il latino volgare e i dialetti locali ha portato ad Aramengo e poi a "rameng".

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