Nanoplastiche pericolose per le ossa? Cosa dice lo studio dell’università Statale

Le minuscole particelle derivate dalla degradazione della plastica possono invadere anche le cellule umane che compongono il nostro scheletro. Il risultato? L’aumento di sviluppare patologie legate all’impoverimento osseo

Frammenti di plastica; a destra, lo scheletro umano

Frammenti di plastica; a destra, lo scheletro umano

Milano, 2 novembre 2023 – I contraccolpi dell’inquinamento sulla nostra salute sono ormai cosa acclarata. Quando pensiamo a questo legame, spesso, facciamo riferimento agli effetti dello smog e della presenza di agenti inquinanti nell’aria.

Adesso uno studio guidato dall’università Statale di Milano e pubblicato sulla rivista scientifica Journal of Hazardous Materials ipotizza una pericolosità per la salute delle nanoplastiche, particelle minuscole derivate dalla degradazione della plastica che ormai contaminano ogni ambiente del pianeta.

In particolare, secondo i ricercatori dell’ateneo milanese, questi frammenti possono invadere anche le cellule umane che compongono le ossa.

I risultati della ricerca

La ricerca ha scoperto che le nanoplastiche possono alterare il normale funzionamento di queste cellule, e dunque potrebbero aumentare le probabilità di sviluppare patologie legate all'impoverimento osseo.

"A oggi esistono pochi studi sugli effetti indotti dall'esposizione alle nanoplastiche - commenta Lavinia Casati, che ha coordinato il gruppo guidato da Domenica Giannandrea - Proprio da questo nasce la nostra ricerca, che ci ha permesso di descrivere l'azione di questi contaminanti sull'osso".

Il lavoro degli studiosi

I ricercatori, infatti, hanno analizzato le tre principali tipologie di cellule che sono coinvolte nel mantenimento delle ossa: i precursori degli osteoblasti, specializzati nella produzione di tessuto osseo, gli osteociti, considerati i controllori del processo di rimodellamento delle ossa, e i precursori degli osteoclasti, ovvero le cellule che invece degradano il tessuto osseo.

Gli autori dello studio hanno esposto queste cellule a delle nanoplastiche fluorescenti, caratteristica che ha permesso di seguirne facilmente gli spostamenti. Hanno così scoperto che non solo queste particelle sono in grado di entrare nelle cellule, ma anche che ne modificano il comportamento. Ad esempio, le nanoplastiche riducono la vitalità delle cellule, ne aumentano la morte e inducono la formazione di radicali liberi.

Inoltre, potenziano l'attività degli osteoclasti, che distruggono l'osso, e innescano processi infiammatori. "Saranno necessari ulteriori studi - conclude Casati - ma questo è il primo che ci permette di iniziare ad esplorare nuovi orizzonti inerenti ai contaminanti ambientali e al loro impatto sull'uomo".

Cosa sono le nanoplastiche

Le nanoplastiche sono particelle veramente piccole, come microplastiche di più piccole dimensioni. Non vi è una definizione standard condivisa, si legge in un report pubblicato su environment.ec.europa.eu, ma la definizione seguente è ampiamente accettata come linea guida: una nanoplastica è considerata una particella plastica che misuri non più di 1 picometro (0,001 mm) da un lato all’altro in qualunque dimensione.