Cosa sapere sull’ovodonazione

Procrea

Tra le donne con problemi di infertilità, circa il 20% per poter avere un figlio deve fare ricorso all’ovodonazione. Ovvero, utilizzare gli ovuli che vengono donati da un’altra donna e fecondati con il seme del proprio partner. «L’ovodonazione non è però un passaggio automatico», premette Michael Jemec, direttore medico del centro per la fertilità ProCrea di Lugano. «Esiste un programma che deve essere avviato solamente dopo aver effettuato approfonditi esami e aver diagnosticato evidenti problemi irrisolvibili in altro modo. Si indica l’ovodonazione in situazioni di esaurimento della funzione ovarica, di menopausa precoce fisiologica oppure di menopausa chirurgica. Anche nei casi di fallimenti ripetuti con le tecniche di procreazione assistita e nelle donne affette da endometriosi avanzata è bene iniziare a pensare al ricorso ad una donatrice. Non certo ultimo, nei casi in cui la donna sia affetta da malattie genetiche trasmissibili alla prole: è bene che si faccia un riflessione sull’opportunità o meno di ricorrere ad una donatrice per evitare il rischio che i figli possano essere affetti della stessa malattia».

La procedura

«Possiamo sintetizzare l’ovodonazione in tre passaggi», continua Jemec. «Una volta individuata la donatrice e verificata la disponibilità degli ovuli, al futura mamma viene sottoposta ad una preparazione endometriale al fine di predisporre il suo utero ad accogliere gli embrioni. Nel frattempo però, gli ovuli della donatrice vengono fecondati con il seme del compagno della ricevente, o nel caso di infertilità maschile grave, con il seme di un donatore. Quindi si procede con il trasferimento degli embrioni nell’utero della ricevente. Quest’ultima è una procedura ambulatoriale. Quindi si attendono i classici 15 giorni per fare il test di gravidanza e verificare il successo della terapia che, nel caso dell’ovodonazione, è superiore a qualsiasi altra tecnica di procreazione assistita».

La donatrice

L’ovodonazione è un percorso che prevede il ricorso ad ovuli donati da un’altra donna. Spiega il direttore di ProCrea: «Le donatrici, che vengono selezionate in modo accurato e sottoposte ad esami specifici, hanno in media 25 anni, quindi un’età molto giovane che permette di ovviare ad alcune specifici problemi che sono dettati esclusivamente dal fattore tempo. Anche se la ricevente è in età avanzata - quindi intorno ai 40 anni - con l’ovodonazione i tassi di successo sono elevati: considerando solamente le pazienti sottoposte al primo trattamento di procreazione assistita, abbiamo ottenuto una gravidanza in oltre il 54% dei casi».

La via di ProCrea per l’ovodonazione

Grazie alla collaborazione avviata con una clinica italiana ProCrea è in grado di poter rispondere in modo completo alle problematiche di infertilità, individuando per ciascun caso la terapia più appropriata e assicurando l’assistenza sempre con il proprio personale. «La scelta di aprire all’Italia è stata una scelta dettata dalla volontà di essere ancora più vicini alle coppie con problemi di infertilità», conclude Jemec. «Il desiderio di avere un figlio è più forte del tempo. Con l’ovodonazione si superano anche le difficoltà dettate dall’età».

 

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