Elezioni regionali Lombardia, la battaglia è tutta Terzo polo-Pd

Majorino incoronato candidato. Ma Maran non cancella gli eventi e all’Assemblea manca un terzo dei delegati. Resta l’incognita dei 5 Stelle. Calenda: scelta perdente. Intanto Fontana a Bergamo discute di autonomia

Majorino, Fontana e Moratti

Majorino, Fontana e Moratti

Milano - «La divisione del centrodestra in due non c’era mai stata e consente un’apertura di competizione che dobbiamo cogliere". Il segretario Pd Enrico Letta, fresco dell’indicazione di Pierfrancesco Majorino da parte della coalizione, fa professione di ottimismo nella più complicata campagna elettorale delle Regionali lombarde dai tempi dell’introduzione dell’elezione diretta del presidente. A provare di stroncare il suo ottimismo ci prova il Terzo Polo, con Carlo Calenda, che ha puntato su Letizia Moratti senza raccogliere l’appoggio dei dem, e che preconizza al suo ex partito una débâcle . "Hanno scelto una persona molto perbene (Majorino), ma arriveranno terzi", ha sentenziato. "I lombardi, ne sono sicuro, sceglieranno la nostra efficienza, concretezza e serietà. Sceglieranno soprattutto il valore che sostiene tutti: la libertà", ha invece detto Silvio Berlusconi, che tiene a battesimo la nuova sede del coordinamento regionale di Forza Italia a Milano.

È così che nell’ultimo scorcio di novembre la squadra dei tre candidati principali alla corsa di primavera appare completa. Non senza qualche tassello da sistemare. Intanto, dopo il dibattito di venerdì sera, l’assemblea regionale dem ha dato il via libera al patto raggiunto con la coalizione di centrosinistra che oltre a escludere le primarie individua in Majorino il volto per la presidenza. I sì sono l’89,43%, gli astenuti il 5,29%, i contrari il 5,29%. "Tutto il partito regionale si è ritrovato con lui. Da oggi affrontiamo questa sfida con il massimo dell’unità, tutti insieme - spiega il segretario regionale Vinicio Peluffo -. Credo che tutta la comunità democratica debba sentirsi protagonista". Uniti sì, ma con poco meno di un terzo degli aventi diritto che non si sono presentati e che per qualcuno, nel partito, sono il segno di "una protesta per la decisione". Uniti sì, ma non senza distinguo.

A partire da Pierfrancesco Maran, assessore alla Casa del Comune di Milano, candidato alle primarie che alla fine non si sono fatte. Il pretendente non rinuncia all’evento, immaginato in tutt’altro contesto e previsto per domani sera a Milano, battezzato “Cominciamo da capo“. "Proseguiamo il percorso – ha spiegato ieri – perché per cambiare le cose bisogna aprire le porte. La responsabilità deve andare di pari passo con il rispetto delle regole. E le regole per un partito che si definisce democratico devono promuovere, e non calpestare, la partecipazione. È solo superando i meccanismi di cooptazione, quelli che stanno cancellando qualsiasi forma di competizione tra idee, che restituiremo alla comunità democratica e riformista il suo partito". Prova invece a scrollarsi di dosso il rimpianto per le mancate primarie e la crisi della sinistra Majorino: "Va smontato un racconto sulle difficoltà del centrosinistra che non ce la fa – spiega –. Calenda addirittura dice che sono troppo radicale e che voglio rifondare il comunismo, manca solo che mi paragoni a Spartacus. Ma sono convinto che ce la giochiamo". Per lui la prima uscita è a un presidio di protesta dei pendolari contro Trenord. "Ha pochi argomenti", lo attacca Attilio Fontana, che investe il sabato sera puntando dritto al cuore della base leghista tradizionale, con un incontro-dibattito a Treviglio, nella Bergamasca, sull’autonomia, insieme al ministro degli Affari regionali Roberto Calderoli.

Per il Pd un fronte aperto resta comunque quello dei Cinque Stelle. La professione di ottimismo sulla sfida di Enrico Letta ("la coalizione si allargherà ancora"), viene contestualizzata da Francesco Boccia, responsabile per le Regioni, da sempre dialogante con il Movimento, al quale lancia segnali. "Sono sicuro che Alessio D’Amato (candidato nel Lazio, ndr ) e Pierfrancesco Majorino sapranno ampliare il campo anche grazie alle loro storie politiche limpidamente di sinistra e di attenzione agli ultimi", dice. Spazio anche per Letizia Moratti, che raccoglie lodi e allori in casa. "Il suo percorso politico e professionale è costellato di successi", afferma Mariastella Gelmini. "La candidatura della Moratti è per noi sicuramente un punto di forza e di orgoglio", fa eco Mara Carfagna. "La Lombardia decresce da 10 anni, è incomprensibile", dice la diretta interessata. "Bisogna colmare i divari". E intanto Calenda scarica sul Pd la responsabilità di una "scelta strana".