ENRICO FOVANNA
Politica

Polvere di (Cinque) Stelle, perché il Movimento rischia l'implosione e come può evitarlo

La più importante novità politica dell'ultimo decennio vive il suo momento più difficile: al bivio tra i rischi del voto, le frizioni interne e il difficile sostegno a Draghi. E poi c'è il fantasma Conte

Per il Movimento fondato da Beppe Grillo è l'ora delle grandi scelte

Roma, 3 febbraio 2021 - Polvere di (Cinque) Stelle? Sono in molti a dare in frantumi, o comunque a fine parabola, il gruppo politico più rappresentato oggi in Parlamento (227 deputati e 112 senatori, dopo il 32% preso alle urne del 2018). O a mettere in evidenza tutti i rischi che corre oggi la più rilevante novità nella politica italiana dell’ultimo decennio. L’effetto Draghi, certo, ha sparigliato le carte in un tavolo già piuttosto litigioso, ma la domanda si imporrebbe in ogni caso: cosa succede ora al Movimento Cinque Stelle?  A undici anni dalla fondazione, nell’ottobre del 2009, i grillini vivono forse  il momento più critico della loro storia. Una sorta di paradosso, visti i numeri alla Camera e al Senato. Ma negare le spinte centrifughe, le scissioni e le divergenze di vedute non fa bene nemmeno agli stessi protagonisti. E poi c’è un convitato di pietra, un fantasma che aleggia su tutta la vicenda: l’ex premier Giuseppe Conte. Che, possiamo scommettere, non sceglierà di tornare a insegnare o di accodarsi ai colleghi legali, in qualche tribunale. Insomma, gli ingredienti per un enigma ci sono tutti. Per tentare un’analisi degli scenari, è ineludibile la domanda chiave. Come si porrà il M5S di fronte alla richiesta di sostenere un esecutivo Draghi? I primi segnali sembrano piuttosto univoci: nessun appoggio, l’unica via è un governo politico. In ossequio al marker iniziale del Movimento, contrario all’Europa delle banche o della finanza che, di fatto, in parte Draghi continuerà a rappresentare. Vero che nella propria evoluzione il Movimento ha progressivamente abbandonato l’iniziale linea anti-euro, per approdare a posizioni più canoniche, ma da lì a sposare un governo Ursula ce ne corre.  Consideriamo poi che tutto si possa dire del Movimento, meno che sia un monolite. Alessandro Di Battista, per fare un nome, da tempo lancia segnali precisi in direzione opposta, pronto addirittura ad andarsene (leggi scissione) in caso di scelte lontane dalle proprie. Una previsione dunque? Per evitare guai, si cercherà la compattezza nel voto e la si potrà trovare solo nel no a Draghi.  Ma se il no trovasse degli alleati pesanti (Lega e Fdi per esempio), lo scenario del voto sarebbe aperto e, inutile negarlo, in assoluto il più pericoloso per il Movimento. I sondaggi - per chi li ritiene attendibili - lo danno dimezzato in un Parlamento a sua volta dimezzato dalla riforma: quindi la previsione è il taglio di tre quarti dei rappresentanti. Un calcolo elementare, che qualcuno starà già facendo. Le alternative? L’adesione al governo tecnico “per spirito di responsabilità nazionale“, in tempi di pandemia e miliardi europei da incassare. Ma la scelta sarebbe talmente indigesta per una parte del Movimento, da garantire la quasi certezza della scissione. E veniamo al professor Giuseppe Conte, prima indicato come premier dal Movimento nel governo gialloverde, poi confermato in quello giallorosso. Senza che ciò appaia un giudizio di merito, per la maggior parte degli italiani Conte ha comunque gestito la fase pandemica con responsabilità e ottenuto dall’Europa consenso e denari. Senza maggioranza politica poi, per sostanziale scelta di Matteo Renzi, suo nemico giurato, ha gettato la spugna. Ma tornerà. È una certezza. I Conte tornano. E, ci volesse anche il completamento della legislatura, è pressoché certo che porterà all’incasso il credito ottenuto a Palazzo Chigi con un proprio gruppo politico. Pescando i voti forse da una quota minoritaria del Pd, forse un po’ al centro e a destra, ma certo in buona parte proprio dal Movimento Cinque Stelle.  Di qui lo scenario che oggi ad alcuni appare ancora remoto, ma che alla fine potrebbe risolvere l’enigma: Conte nuovo leader del Movimento. Così facendo, eviterebbe la disgregazione e capitalizzerebbe la propria esperienza politica, portando in dote i propri voti in aggiunta a un gruppo ricompattato. Fantapolitica? Più che probabile, nessuno ha la sfera di cristallo. Ma la certezza è che qualcosa il Movimento Cinque Stelle si deve inventare, nella sua navigazione verso l’ormai imminente stretto di Scilla e Cariddi: da un lato evitare a tutti i costi il voto e i conseguenti rischi di miniaturizzazione. Dall’altro riuscire a farlo senza scontentare la propria base e le anime più oltranziste. Un’operazione da mago Houdini, davvero ai limiti. Ma necessaria..