L'analisi: "La politica torna bipolare, ma con una sinistra forte e una destra divisa"

Secondo il sociologo politico Roberto Segatori queste elezioni amministrative segnano un cambiamento radicale dell'assetto politico in Italia

Nei sistemi politici bipolari, si contrappongono due blocchi distinti

Nei sistemi politici bipolari, si contrappongono due blocchi distinti

In queste elezioni comunali, il centrosinistra ha stravinto a Milano, Napoli e Bologna, il centrodestra ha ottenuto meno voti quasi ovunque e il Movimento 5 stelle, fatta eccezione per Virginia Raggi, è praticamente scomparso dalla bussola politica. Siamo alle porte di un cambiamento dell'assetto politico, secondo Roberto Segatori, sociologo politico ed ex docente dell'Università di Perugia, da sempre un attento osservatore della politica nazionale nelle sue declinazioni locali e cittadine.

Professore, come spiega questi risultati? Dopo situazioni di crisi come quella che abbiamo appena vissuto e con Mario Draghi che ha mostrato all'Italia cosa significhi la parola “competenza”, io credo che le persone abbiano seguito più la testa che la pancia. Molti dei candidati del centrodestra sono stati scelti all'ultimo momento e sono apparsi deficitari rispetto a quelli del centrosinistra, che contava tra le sue fila molti amministratori, ex ministri e individui di più alto profilo.

Come cambierà la politica dopo queste amministrative? Siamo davanti a un cambiamento radicale. Con il crollo del Movimento 5 stelle, siamo tornati a un assetto bipolare: il centrosinistra da una parte e centrodestra dall'altra. I grillini ormai sono nell'orbita e all'ombra del Partito democratico. Paradossalmente, però, stavolta è la sinistra guidata da Enrico Letta ad essere la forza più stabile, mentre la destra si ritrova divisa e in lotta.

Cosa succederà all'interno del centrodestra? Nel centrodestra è cambiato il peso delle forze politico. Berlusconi non può essere più una guida. Fratelli d'Italia di Giorgia Meloni è una forza in ascesa e con la sua politica sociale – malgrado gli aspetti post-fascisti – potrebbe avere una vocazione maggioritaria. La Lega, che esce sconfitta da queste comunali, ha ormai con un assetto bicefalo: da una parte c'è la forza declinante di Matteo Salvini, dall'altra c'è il fronte di Giorgetti e dei governatori del Nord che avranno sempre più voce in capitolo e potrebbero chiedere di aprire una fase congressuale e chiedere un cambio di passo.

In tutto questo, la partecipazione non ha raggiunto neanche il 55 per cento. Perché cresce l'astensionismo? Questa è una tendenza diffusa in tutto l'Occidente. Da noi, oltre al generale clima di disaffezione degli italiani verso la politica, l'astensionismo è sintomo di leader "modesti" e di partiti che non sono più in grado di mobilitare gli elettori. Non solo, oggi i social media forniscono una valvola di sfogo per le persone che finisce per disincentivare la partecipazione politica più tradizionale, come il voto. La gente si lamenta, denuncia e discute sui Facebook e, alla fine, non va a votare.