Crisanti: io ministro della Salute nel governo Draghi? Cambierei passo su tutto

L'esperto: "Se mi chiamassero ci penserei. Chi non lo farebbe? All'Italia ora serve investire su piano vaccini e sorveglianza delle varianti. Altro che banchi a rotelle"

Il virologo di Padova Andrea Crisanti (Ansa)

Il virologo di Padova Andrea Crisanti (Ansa)

Padova, 5 febbraio 2021 - Sono giorni cruciali per decidere il futuro governo del Paese. Oggi è il secondo giorno di consultazioni per il premier incaricato, l'ex presidente della Bce Mario Draghi. E mentre le posizioni dei partiti iniziano a delinearsi impazza anche il toto nomi sui futuri ministri dell'esecutivo che dovrà traghettare il Paese oltre la crisi sanitaria ed economica causata dall'emergenza Covid-19. Tra i nomi delle ultime ore per il ministero della Salute (con Conte affidato a Roberto Speranza) c'è anche quello del professor Andrea Crisanti, direttore del Laboratorio di Microbiologia e Virologia dell'Azienda ospedaliera di Padova e docente di Microbiologia dell'ateneo cittadino. "Non mi hanno chiesto di fare il ministro della Salute" in un possibile governo Draghi, "né ufficialmente né ufficiosamente" ha precisato Crisanti, uno dei volti ormai diventati più familiari agli italiani, nel quadro della gestione della pandemia. L'esperto, ospite di "Un giorno da pecora" su Radio1, a chi gli chiedeva cosa farebbe di fronte a una proposta concreta ha chiosato: "Non lo so", aggiungendo "ci penso, mi esercito".

"Se a lei offrissero la direzione del 'Washington Post' che fa? Ci pensa, immagino" ha risposto con ironia lo scienziato a uno dei conduttori della trasmissione. Ma come titolare della Sanità italiana ci vorrebbe un virologo? "Ci vorrebbe una persona competente - è l'opinione di Crisanti - Ci vorrebbe una persona che ha le competenze per capire l'effetto delle decisioni a medio e a lungo termine, e giudicare anche i suggerimenti degli esperti. Un tecnico - ha precisato - è orientato soltanto dalle previsioni e dall'impatto di determinate scelte, il politico è influenzato da tantissime altre cose".

Pochi dubbi su quali sarebbero i suoi primi passi da ministo della Salute di un ipotetico governo targato Draghi. "Cambierei passo su tutto. Metterei sforzi senza precedenti sul piano vaccini anti-Covid, ma anche sulle misure di controllo della trasmissione del virus sul territorio, perché non si può fare affidamento solo sui vaccini. E soprattutto creerei un sistema di sorveglianza delle varianti, il tutto gestito centralmente e con fondi adeguati. In Italia si investe mezzo miliardo di euro, o non so quanto, per i banchi a rotelle e non si investe su un piano di sorveglianza delle varianti di Sars-CoV-2? Lo devo dire una volta per tutte, i banchi a rotelle non li digerisce nessuno perché hanno due difetti irredimibili: sono brutti e inutili".

L'ideatore del 'piano tamponi' che in estate sollevò grande dibattito, torna anche su questo punto: "Il mio piano? Lo riprenderei senz'altro in mano e lo riaggiornerei. C'è bisogno di sviluppare strumenti informatici, potenziare la capacità di tracciamento e interrompere le catene trasmissione. Quanto ai vaccini bisogna creare la logistica. Insomma di cose da fare da ministro ce ne sarebbero diverse". Al momento si tratta di "fanta politica", ma nulla è escluso: "Non ho ricevuto nessuna chiamata - ha ribadito -. Ma se me lo chiedessero di fare il ministro certamente ci penserei. Chi non lo farebbe?"