Il centrodestra dopo l'incontro con Mattarella: unica via il voto

La tesi: il voto di martedì ha certificato l’inconsistenza della maggioranza. Ma anche nell'opposizione spuntano le prime frenate sulle urne

Meloni e Salvini incontrano Mattarella

Meloni e Salvini incontrano Mattarella

Roma, 21 gennaio 2021 - È terminato sette minuti dopo le 18 al Quirinale l’incontro tra il presidente della Repubblica Sergio Mattarella e i leader del centrodestra. Matteo Salvini, Giorgia Meloni e Antonio Tajani sono rimasti con il capo dello Stato per un’ora circa. Nessuna dichiarazione dei tre leader, all’uscita. Ma le prime indiscrezioni sono trapelate di lì a poco. I tre leader  hanno manifestato al Presidente della Repubblica, a nome dell’intero centrodestra, la grande preoccupazione per la condizione dell’Italia: mentre emergenza sanitaria ed economica si abbattono su famiglie e imprese, questa la tesi, il voto di martedì ha certificato l’inconsistenza della maggioranza. Resta una ferma convinzione del centrodestra che con questo Parlamento sia impossibile lavorare. L’opposizione ha comunque ribadito al Presidente la fiducia nella sua saggezza. “Con 3 milioni di italiani che rischiano di perdere il lavoro, 500 mila negozi e imprese chiuse, 8 milioni di studenti e un milione di insegnanti in difficoltà, non si può continuare ad assistere alla compravendita dei senatori, a un governo senza idee, senza visione e senza maggioranza“, ha poi spiegato Salvini in un video. «L’abbiamo detto al presidente della Repubblica. Ci fidiamo solo degli italiani, meglio investire 2 mesi di tempo dando la parola agli italiani e poi lavorare tranquilli per i prossimi 5 anni. Non si possono rivedere le scene che gli italiani hanno visto al Senato in queste settimane». Al presidente la Costituzione impone di verificare la compattezza e la tenuta del governo e del suo progetto politico, gli interessi del Paese e dei suoi cittadini alle prese con una fase di crisi sanitaria ed economica senza precedenti. Una crisi che impone azioni concrete per “uscire velocemente dall’incertezza” come il presidente della Repubblica aveva chiesto nell’incontro avuto con il premier Conte all’indomani dello strappo di Renzi.  Alla vigilia dell’incontro la leader di Fratelli d’Italia pur assicurando “faremo tutto il possibile per avere un governo all’altezza del momento” ha spiegato chiaramente che il centrodestra avrebbe spinto per sciogliere anticipatamente le Camere, anche se il governo ha ottenuto la maggioranza. Sulla falsariga  anche il leader della Lega era stato chiarissimo con alcuni slogan lapidari all’indomani del voto al Senato. E’ il momento che “la parola passi a italiani” ha detto arrivando a definir Conte “un premier abusivo che non ha maggioranza assoluta”. Forza Italia aveva invece messo l’accento sulla necessità di “stilare il Recovery Plan dell’Italia”.

Non mancano però i primi segnali di frenata sulle urne, anche nel Centrodestra. Per quanto riguarda Forza Italia, Silvio Berlusconi ha espresso fin dall‘inizio perplessità rispetto alla possibilità di andare al voto anticipato in piena pandemia ma ora le condizioni sono cambiate e da qualche tempo il Cavaliere ostiene che, piuttosto che perdere due anni nell‘immobilismo, forse sarebbe meglio andare a votare. Ma il centrodestra allargato non risulta affatto compatto su questo, con “Cambiamo“ di Giovanni Toti che da giorni propende per l‘opzione governo di larghe intese, coì come parte di Forza Italia, per esempio, la vice presidente della Camera Mara Carfagna, che ha chiesto una soluzione di “salvezza nazionale“. Anche la Lega non sembra esattamente un blocco monolitico a favore del voto anticipato. Luca Zaia ha detto che non sarebbe contrario alla formazione di un governo di larghe intese; ed è noto che quest’ultima appare da tempo l’opzione prediletta di Giancarlo Giorgetti, che ha spesso ha consigliato a Salvini di insistere con maggiore convinzione su questa via (liquidata come “fantasiosa” anche solo ieri dal segretario leghista). Nel fronte del centrodestra, infine, restano comunque i timori su possibili smottamenti in FI e nell’Udc a favore della maggioranza. E agitano la coalizione anche le voci di possibili incontri tra esponenti di FI o dell’Udc e chi starebbe lavorando alla formazione della cosiddetta “terza gamba“ a sostegno di Conte. La notizia dell’indagine su Lorenzo Cesa ha ulteriormente disorientato il fronte dell’opposizione, dal momento che era proprio il segretario dell’Udc dimissionario finora ad aver garantito agli alleati sulla tenuta del gruppo, quantomeno nei vertici di coalizione. Salvini ha poi voluto allontanare subito qualsiasi sospetto sulla Lega, annunciando la nomina di Giacomo Francesco Saccomanno, definito “avvocato anti-‘ndrangheta”, a nuovo responsabile della Lega in Calabria.