"Volevo soltanto salvare mio nipote dai riflettori"

Il nonno di Eitan ha spiegato al giudice che non credeva di compiere un reato. Il gip pavese però scrive: aveva lucida contezza che l’espatrio fosse illecito

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di Manuela Marziani

Sapeva che, se avesse messo piede sul territorio italiano, sarebbe stato arrestato. E sapeva anche che Israele non avrebbe mai concesso l’estradizione, quindi avrebbe potuto evitare di andare davanti ai giudici italiani. Ma Shmuel Peleg, nonno materno di Eitan, unico sopravvissuto alla tragedia del Mottarone, ha voluto assumersi le proprie responsabilità e questa scelta è stata apprezzata dal gip di Pavia Pasquale Villani, che mercoledì ha ascoltato il 59enne. La decisione di "sottoporsi volontariamente" all’interrogatorio – ha scritto il gip nell’ordinanza con cui ieri ha revocato la custodia in carcere per Peleg – a dispetto della mancata cooperazione dello Stato d’Israele alla richiesta di estradizione, e di attenersi scrupolosamente ai provvedimenti delle autorità italiane, è un elemento da valutare come indice di recupero di un primo commendevole self-restraint, ossia autocontrollo".

Shmuel Peleg da circa un anno è accusato di aver rapito il nipote e per questo nei suoi confronti era stato spiccato un mandato di cattura internazionale. L’11 settembre 2021, infatti, l’uomo aveva prelevato Eitan dalla casa della zia paterna Aya Biran alla quale era affidato per portarlo a Tel Aviv. Sottoposto a un processo in Israele, al terzo grado di giudizio la Corte suprema ha respinto il ricorso della famiglia Peleg stabilendo che il bambino che oggi ha 7 anni avrebbe dovuto tornare a vivere con la zia paterna a Travacò Siccomario. E così il piccolo è rientrato nella casa del Pavese dove si era trasferito dopo la morte dei suoi genitori.

Per il nonno, però, una volta sistemati i conti con la giustizia israeliana, restava aperta la questione con le autorità italiane che adesso l’ex militare ha voluto sistemare in attesa del processo. Ora, per disposizione del gip, la misura cautelare decisa per Shmuel Peleg è stata sostituita dal divieto di dimora nelle province di Pavia, Milano e Varese e di avvicinamento al bambino se non autorizzato. Nel frattempo il 59enne è già tornato in Israele mercoledì sera, dopo che in mattinata si era presentato all’aeroporto di Malpensa dove era stata eseguita l’ordinanza d’arresto pendente da mesi. Assistito dai legali Paolo Sevesi e Sara Carsaniga, l’uomo si è difeso sostenendo che pensava di non commettere alcun illecito: voleva "il mero ritorno del bambino in Israele, lontano dai riflettori, e toglierlo alla sfera di controllo della zia Aya", che era stata indicata come tutrice.

Il gip però scrive che rimangono fermi "i gravi indizi di colpevolezza a carico di Shmuel Peleg, perché ha avuto lucida contezza del tenore illecito del programmato espatrio". Realizzato anche grazie a un presunto complice, Gabriel Alon Abutbul, "capace di garantire un’esfiltrazione con tecniche di intelligence, non "certamente da tour operator". Secondo l’avvocato Paolo Sevesi, però, non ci sarebbe stato alcun piano per far espatriare Eitan, che è stato controllato normalmente in aeroporto e riconosciuto. La decisione del nonno di presentarsi davanti al gip, tuttavia, è un elemento che va "apprezzato" come attenuazione del pericolo di reiterazione del reato.