Pavia, vino contraffatto venduto come Doc, Igt o Bio: 7 misure cautelari

Indagini dei carabinieri e della Guardia di finanza alla Cantina Sociale di Canneto

L'operazione dei carabinieri alla Cantina Sociale di Canneto

L'operazione dei carabinieri alla Cantina Sociale di Canneto

Pavia, 22 gennaio 2020 - L'accusa è per associazione a delinquere finalizzata alla frode in commercio e contraffazione di indicazioni geografiche o denominazioni di origine di prodotti agralimentari, nonché alla falsificazione e all'emissione di fatture o di altri documenti per operazioni inesistenti. Nelle prime ore di oggi, i carabinieri della Compagnia di Stradella, con il concorso delle articolazioni del Comando provinciale carabinieri di Pavia, dell'Ispettorato centrale della tutela qualità e della repressione frodi dei prodotti agroalimentari, del Gruppo carabinieri Forestale di Pavia, del Comando provinciale della Guardia di finanza di Pavia, con anche il supporto aereo dei nuclei elicotteri dell'Arma dei carabinieri e della Finanza, hanno dato esecuzione a 7 misure cautelari (5 ai domiciliari e 2 obblighi di firma) non solo in provincia di Pavia ma anche in quelle di Asti, Cremona, Piacenza, Verona e Trento.

Le indagini, coordinate dalla Procura di Pavia e delegate ai carabinieri (che hanno eseguito 5 misure cautelari) e alla Finanza (che ha eseguito 2 misure cautelari), erano iniziate nel settembre 2018 per le presunte attività illecite, finalizzate alla contraffazione di prodotti vinicoli, avvenute durante la vendemmia e la prima lavorazione dei mosti di quell'anno presso la Cantina Sociale di Canneto Pavese. Ed è stato rilevato un consistente "ammanco di cantina", ovvero una sostanziale differenza tra la quantità fisica di vino presente nei vari vasi vinari e la quantità commerciale riportata nei registri, che era decisamene superiore. Un ammanco di 1.184.200 litri, che per un valore medio di 0,85 euro/litro porta a quantificare una possibilità di vendita di merce contraffatta per un valore economico di circa un milione di euro. Falsando le bolle di consegna delle uve, grazie ad agricoltori compiacenti, venivano poi venduti come Doc, Igt o Bio prodotti che in realtà non ne avevano le caratteristiche richieste per tali etichettature. E ai prodotti venivano aggiunti aromi vietati nella produzione vinicola, per falsarne le proprietà olfattive e al palato, per imitare sapore e profumi delle tipologie tipiche dell'Oltrepò pavese.