Varzi, frana sulla provinciale: "Siamo abituati, ma questi eventi ci costano caro"

Strade chiuse, massi, palazzi lesionati e abitanti sfollati da anni. Lontano dalle luci dello shopping la vita di chi si sente dimenticato

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Pavia, 23 dicembre 2019 - Ci sono angoli della Lombardia che non finiscono sulle copertine internazionali. Non ospitano grattacieli di vetro, non offrono vetrine all’industria del lusso. Ci sono angoli della Lombardia dove il terreno a volte frana, dove le case a volte rimangono lesionate per anni. Valli dell’Oltrepò, paesini della profonda provincia, montagne lontane dai grandi circuiti turistici, dove l’attenzione della politica a muovere mari e monti per dare una risposta non c’è, perché gli sfortunati che restano isolati, sfollati sono pochi. Pochi nella statistica, troppi se si considera che casi simili non rari. Da novembre 2018 il piccolo mondo di Monteviasco, nel Varesotto, e senza una strada verso la civiltà. C’è chi una casa non la può più abitare, come le famiglie di Bernareggio, in Brianza, dove una voragine quattro anni fa ha lesionato un condominio. I risarcimenti ancora non ci sono, ma il mutuo si paga. E c’è poi Varzi, dove le frane sono come vicini di casa.

"Noi montanari siamo abituati a tribolare. Resistiamo, ma questi eventi sono una mazzata". Convivere con una frana vicino casa non capita a tutti. Serafino Pochintesta abita a Nivione, frazione di Varzi, nell’alto Oltrepo Pavese, da quando è nato cinquantatré anni fa. Spesso ha visto la sua collina sgretolarsi e muoversi: l’ultimo episodio giovedì scorso, quando una cascata di massi e terra si è staccata dal versante per piombare sulla strada provinciale 18, bloccandola completamente e creando disagi alla popolazione.

Cosa stava facendo in quel momento? "Io lavoro come operaio comunale, ma quella mattina mi trovavo a casa mia perché ero in malattia. Abito proprio vicino alla frana, un conoscente mi ha avvisato di quanto era appena accaduto e allora sono corso ad aiutare, facendo tornare indietro alcuni camion. La strada era completamente bloccata".

Lei abita lì da sempre, ricorda precedenti? "Certo, ricordo che negli anni gli anziani andavano a togliere i massi pericolanti. Poi nel 2014 abbiamo vissuto una situazione difficile: nello stesso punto una frana ha ostruito la carreggiata, ma i lavori sembrava non partissero mai, ci sono stati molti ritardi. Abbiamo anche protestato, mangiando il panettone di Natale sul posto. Quell’anno mia moglie, costretta a passare per una via alternativa per recarsi al lavoro, purtroppo ha avuto un incidente e si è procurata brutte fratture. Quella strada e quelle frane ci sono costate care".

Come vivete questo nuovo smottamento? "Ci sentiamo amareggiati. Avevamo fatto presente, all’epoca dello scorso dissesto, che andava bene mettere le reti di contenimento ma bisognava anche eliminare il fronte franoso, magari minandolo, o il problema si sarebbe ripresentato. Hanno fatto un lavoro certamente corretto E infatti, ora siamo da capo".

La frana causa problemi alle attività del posto? "Nivione è una piccola frazione di cento residenti, non ci sono negozi. Ma a Varzi, i commercianti mi hanno detto di aver perso un 30% di clienti provenienti dalla vicina Val Curone, in provincia di Alessandria. Erano comodi a far la spesa in paese percorrendo la strada che ora è bloccata".

Per eventuali soccorsi o emergenze come vi siete organizzati? "Da Nivione a Varzi normalmente sono due chilometri di strada, ora possiamo passare dalla frazione Castellaro, impiegando mezz’ora, oppure da Fabbrica Curone nell’Alessandrino mettendoci trentacinque minuti. Grazie al sindaco Giovanni Palli, che subito si è mosso, le ambulanze in caso di necessità partiranno da San Sebastiano Curone, in Piemonte, un percorso più rapido al momento rispetto a quello per Varzi. Speriamo la neve non blocchi queste vie".