
Da sinistra, Fabrizio Cornegliani, Matteo Ranzini, Ercole Spada e Luisa Pasini
Santa Cristina e Brissone (Pavia), 29 dicembre 2019 - Luisa era un’infermiera della rianimazione del San Matteo. All’improvviso, dopo un incidente d’auto, si è ritrovata a vedere quello che era il “suo mondo” dal letto di un ospedale nello stesso reparto in cui lavorava, accudita dai colleghi. La svolta è arrivata con il trasferimento al Niguarda dove associavano alla terapia convenzionale la sport-terapia. "In pratica - ha raccontato la donna - lo sport inteso come forma terapeutica integrante, perché contribuisce al miglioramento della forma fisica, migliora la postura e rafforza la muscolatura. Mi hanno aperto un ventaglio di possibilità di approccio allo sport, che non credevo possibile". Luisa Pasini correva in bicicletta a livello amatoriale prima dell’incidente e amava quella disciplina. Una volta uscita dall’ospedale, il destino le ha fatto incontrare Ercole Spada, fondatore del Team Equa e la sua vita ha imboccato un’altra strada: ha deciso di dedicarsi all’handbike. Con l’impegno, la costanza e la cura dei dettagli ha vinto due titoli italiani e il Giro d’Italia del 2014. Adesso aspetta avversari con i quali confrontarsi su terreni più importanti.
La storia di Luisa e la sua rinascita come quella degli altri campioni sono diventati un libro: “Col vento in faccia, la ruota gira per tutti”. "Un altro sogno realizzato" ha commentato Luisa Pasini. Il volume, scritto da Matteo Ranzini, è stato presentato a Santa Cristina dal Team Equa, la società nata nel 2013 per volontà di un gruppo di amici appassionati delle due ruote, che in poco tempo è diventata una delle realtà più importanti a livello nazionale e internazionale nell’ambito handbike e paraciclismo. Finora sono state circa 350 medaglie vinte, un risultato che nessun’altra squadra al mondo è riuscita a ottenere. E ora il Team Equa si sta preparando per Tokyo 2020 dove parteciperanno quattro atleti. Ma sono una ventina complessivamente coloro che hanno deciso di non sentirsi vittime del destino, ma hanno fatto della propria disabilità un motivo di orgoglio per tutta Italia. A loro il Team offre le migliori condizioni possibili per ottenere il massimo dei risultati.
Come ha fatto Paolo Cecchetto, che a 22 anni, in seguito a un incidente motociclistico ha perso l’uso delle gambe. Paraciclista da 30 anni, ha vinto 6 titoli italiani, 2 europei, nel 2011 è diventato vice campione del mondo e nel 2014 ha conquistato il secondo posto assoluto alla maratona di Roma dietro un atleta del calibro di Alex Zanardi.
Pavese di Miradolo Terme è Fabrizio Cornegliani, 50 anni, che è sempre stato uno sportivo prima che un incidente in palestra durante un incontro di arti marziali non cambiasse la sua vita. Senza disperarsi ha intensificato gli allenamenti e iniziato ad accumulare trofei, tra i quali anche due ori e un bronzo mondiale nella categoria H1. Ora guarda alle olimpiadi di Tokyo che per la prima volta nel 2020 consentiranno la partecipazione della sua categoria nella prova a cronometro.
L’olimpionico della società, Dementyev Yehor che ha dovuto lasciare il suo Paese, l’Ucraina, per scappare alla guerra. Grazie al Team Equa ha potuto ricongiungersi a sua moglie e a sua figlia, ricominciando a vivere in modo sereno. E proprio con questo stato d’animo si augura di portare la propria società in cima al mondo. Infine, si deve a Eduard Moescu se la società è passata dall’handbike al paraciclismo. Nato in Romania nel 1985, anche dopo un’emipelvectomia ha coltivato la sua passione per la bici. Notato da un talent sout di Team Equa è stato inserito in squadra e ha cominciato a inanellare successi.