PIERANGELA RAVIZZA
Cronaca

Pochi tartufi per la siccità. E i prezzi sono alle stelle

Casteggio, situazione peggiore degli ultimi 100 anni

A sinistra, il tartufaio Francesco Riccardi con un amico

Casteggio, 5 novembre 2017 - Quest'anno, il trend delle quotazioni (punte da 5.500 euro al chilo) giustifica più che mai l’appellativo «l’oro bianco» dell’Oltrepo. È il prezzo che si paga per il tartufo bianco della Valle Versa o Valle Staffora, ammesso di trovarlo dopo un’estate straordinariamente secca e con il record di siccità, per il secondo anno consecutivo. "Mai vista una situazione simile: dopo lo scorso anno scarso, questa è l’annata peggiore degli ultimi 100 anni - afferma Francesco Riccardi, tartufaio di San Damiano al Colle – un anno disastroso. Pochi pezzi e qualcuno di noi è ancora senza. Le stesse piante che favoriscono la crescita del tartufo come tigli e pioppi, dopo la siccità, sono a rischio". E gli effetti si riflettono in maniera clamorosa sulle quotazioni: per le pezzature medio -piccole dai 280 ai 350 euro all’etto, per quelle più grandi anche fino a 550 euro.

«E questi sono i prezzi che pagano all’ingrosso i ristoranti – aggiunge Riccardi – al privato c’è mediamente un rincaro di 50-100 euro a etto, il prezzo arriva a 650 euro». Per fare un esempio: un tartufo di 30-40 grammi, pezzatura media ad uso consumatore, costerebbe anche più di 200 euro. "Troppo e molti rinunciano", replica Riccardi. Le cose non sono andate meglio per la varietà di tartufo nero. «Il melanosporum che si comincia a trovare ora – raccontano altri tartufai – e fino alla prossima primavera è il più ricercato e quindi meglio pagato. Spesso si trovano questi tartufi neri grandi come una mela. Il nostro è fra i migliori e meriterebbe il riconoscimento Doc. Poi c’è il brumale, sempre invernale, ma meno pregiato".

Le terre maggiormente tartufigine nelle zone alte (ma per il tartufo bianco mai oltre i 700 metri) sono quelle dove ci sono rovere, nocciolo e carpino mentre nelle zone basse l’habitat ideale è dove ci sono pioppi e tigli. Mai come ora, con la scarsità di prodotto, vige il massimo riserbo sulle zone migliori: in ballo ci sono discreti interessi economici. Qualche avvertenza per i consumatori. Vista la scarsità di prodotto in loco, i tartufi, nella miglior delle ipotesi, arrivano dal Centro Italia o soprattutto dall’ est Europa. E non essendoci come per i funghi, l’obbligo della certificazione di origine, basta l’auto certificazione del ristoratore o venditore.