Stradella, lavoratori sfruttati e ricattati: "Costretti a spostare 10mila libri a turno"

Negli atti delle indagini i racconti di chi era vittima di "violazioni sistematiche di ogni diritto"

Le Fiamme Gialle alla Ceva di Stradella

Le Fiamme Gialle alla Ceva di Stradella

Stradella (Pavia), 8 agosto 2018 - Lo scorso fine luglio, un blitz della Guardia di Finanza alla Ceva Logistics di Stradella ha spedito in carcere 12 persone nell’inchiesta «Negotium», condotta con il coordinamento della Procura della Repubblica di Pavia, e che portato allo smantellamento di un articolato sistema fraudolento con gravi ipotesi di reato: sfruttamento di lavoratori in stato di bisogno, frodi fiscali e anche associazione a delinquere. Negli atti delle indagini ci sono i racconti di circa 300 lavoratori, da cui emergono le condizioni a cui erano costretti:  "Diecimila libri da spostare in un turno di lavoro, contratti 'settimanali' rinnovati per anni, 200 ore di straordinari mensili, violazioni sistematiche di ogni diritto". 

"Dovevo spostare 10mila libri per turno, era un lavoro insostenibile. Di notte, il mio compagno mi vedeva piangere sempre perche' avevo dolori ovunque, in particolare forti dolori alle braccia e alle gambe. Successivamente sono stata in cura all'ospedale San Matteo per varie patologie". E' la testimonianza di una lavoratrice resa alla Procura e al Comando Provinciale della Guardia di Finanza di Pavia. Le indagini, incentrate sull'ascolto di lavoratori italiani e non, all'inizio molto reticenti a parlare per timore di ritorsioni, hanno riguardato le 40 cooperative presenti nell'area logistica della Ceva Logistics di Stradella ribattezzata 'Citta' del Libro' proprio perche' e' un centro di stoccaggio di libri e giornali delle piu' importanti case editrici. Cooperative che in realta' sarebbero state riconducibili, attraverso una serie di schermi societari, a un unico gruppo di persone. "I ritmi di lavoro sono insostenibili - e' il racconto di un'altra operaia - devo correre sempre, ho perso tutti miei chili. Corro talmente tanto che scendono giu' i pantaloni, ma devo accettare le condizioni perche' ho due figlie da mantenere. Ora voglio collaborare, dico tutto, ma ho paura di essere lasciata a casa, come e' gia' successo a un collega. In Ceva si applica una forma di ricatto non detta. Formalmente nessuno ti impone di fare lo straordinario, ma se non lo fai c'e' un'elevata possibilita' di essere lasciati a casa. Ogni turno dura in media 12 ore".

Nello stabilimento, spiegano i lavoratori, la produttivita' veniva valutata in base alle "righe" eseguite al giorno, dove per "righe" si intende "il prelievo di due libri al minuto". "Dovevo eseguire almeno 130 'righe' al giorno - dice un'altra lavoratrice - chi ne fa meno viene lasciato a casa. Ciascun turno prevedeva regolarmente 12 ore di lavoro e quando non sono stata piu' in grado di sostenere questi turni cosi' pesanti, dovendo accudire mia madre disabile, sono stata lasciata a casa". "Per sette anni ho lavorato con contratti a termine della durata sempre di 3 mesi", svela una donna rumena, mentre altri parlano addirittura di "rinnovi settimanali" presso il cosiddetto 'reparto picking'  (gestione e logistica del magazzino). Le ore notturne e quelle di straordinario, stando agli operai, venivano pagate sempre la stessa somma, da alcuni indicata in 7 euro all'ora. Gli straordinari, prima del 2016, quando sono 'entrati' i sindacati nello stabilimento e la situazione "e' un po' migliorata", consistevano in "piu' 200 ore al mese", spesso non calcolati in busta paga. "Certi giorni - afferma un lavoratore ucraino - veniva appeso un cartello con la scritta 'Tassativamente obbligatorio sabato e domenica lavorativi'. Nella bacheca dove venivano appesi i turni veniva indicato solo l'inizio del turno mentre sulla sull'orario di fine servizio veniva indicata la dicitura F.S. (fine servizio)".

Sintetizza il gip che ha disposto le misure cautelari: "Sono emersi chiari, precisi e concordanti elementi relativi all'intermediazione illecita e allo sfruttamento dei lavoratori, al reclutamento di manodopera destinata al lavoro presso la Ceva in condizioni di sfruttamento, approfittando dello stato di bisogno dei lavoratori e la corresponsione di retribuzioni in modo palesemente difforme dai contratti nazionali o territoriali stipulati dalle organizzazioni sindacali; violando reiteramente la normativa relativa all'orario di lavoro, ai periodi di riposo, alle ferie, in totale dispregio delle norme di igiene e del lavoro".