Manuela Marziani
Cronaca

Addio al bar ristorante ‘Il vigile’: è da demolire

Torre d'Isola, il titolare rammaricato: "Sette persone resteranno senza lavoro", e scatta la raccolta firme per salvarlo

POLEMICA Giancarlo Piselli all’interno de ‘Il vigile’ (Torres)

Torre d'Isola, 22 luglio 2015 - Dopo l’estate il bar ristorante ‘Il vigile’ del Canarazzo potrebbe non essere più quel punto di riferimento che da 36 anni è per i pavesi. Lo dice una raccomandata che il Comune ha inviato al proprietario Giancarlo Piselli con la quale si annuncia il prossimo abbattimento della struttura. «Mi mancano sette anni alla pensione – commenta sconsolato Giancarlo Piselli, proprietario del locale nel quale lavorano anche la moglie Luciana e il figlio Andrea, oltre a quattro dipendenti a chiamata – se non avrò più questa attività, che cosa farò? Ho speso soldi per acquistare la licenza e ottenere i permessi dal Parco del Ticino, ma adesso tutto rischia di risultare vano». Il bar ristorante, molto frequentato soprattutto durante la stagione estiva da giovani in cerca di una pausa relax a due passi dal fiume, si trova in un’area golenale, di conseguenza pericolosa in caso di piena del fiume. A novembre, per esempio, quando il livello del fiume si è alzato, il ristoratore ha subìto diversi danni economici. Ed è per questo che da un decennio si trascina un contenzioso con il Parco. «Ho perso due cause – ammette Piselli –, ma ho sempre pagato il quantum dovuto al Demanio, che tra l’altro è passato da 500 euro l’anno agli attuali 2.500». Per poter mantenere in piedi la struttura, il ristoratore potrebbe modificare i barconi e metterli in acqua. Intervento che comporterebbe una spesa insostenibile per la famiglia. Allora a ‘salvare’ uno dei luoghi simbolo dell’argine pensa la collettività.

Seicento persone, tra le quali molti politici, hanno firmato una petizione con la quale chiedono di non abbattere il bar ristorante e altri sono disposti a rimboccarsi le maniche pur di salvarlo. Il sindaco di Torre d’Isola Roberto Casimiro Veronesi, però, spiega com’è nata la sua ordinanza: «E’ stato un atto dovuto, dopo la sentenza di secondo grado che ha confermato il primo grado. Non è colpa mia e non sono io che rivoglio quello spazio. E’ una decisione che ho dovuto prendere in seguito a un procedimento partito oltre 10 anni fa, quando io non ero nemmeno maggiorenne». E i maggiorenni di oggi sono disposti a fare le barricare pur di non perdere quella che per il Pavese è un’istituzione.

manuela.marziani@ilgiorno.net