
Antonio Ciampa
Grosotto, 23 febbraio 2016 - Rigetta le accuse di razzismo, che gli sono piovute addosso nelle scorse ore, Antonio Ciampa, amministratore della pagina social «Non vogliamo migranti clandestini a Grosotto». La pagina era stata creata dopo la proposta di don Romano Pologna di ospitare una famiglia di migranti in paese.
Nei giorni scorsi le sue opinioni hanno fatto molto discutere, specie su Facebook, dove il profilo del comitato, prima bloccato, pare essere tornato pienamente operativo. E così, in risposta a quanti hanno letto intolleranza in seno alle sue dichiarazioni, il ragazzo tenta di precisare alcuni dettagli della propria posizione: «In questi giorni molte persone mi hanno criticato, accusandomi tra l’altro di essere razzista: «Non lo sono e non lo è il gruppo che abbiamo fondato: la mia opposizione non è diretta alle persone che la parrocchia vorrebbe ospitare. Non ho nulla contro di loro. È il sistema ad essere sbagliato: non mi pare giusto sostenere la permanenza di queste persone con soldi statali. L’Italia non può permettersi di spendere così tanto denaro per i profughi, quando nel nostro Paese ci sono problemi urgentissimi e senza soluzione, primo fra tutti la disoccupazione e la povertà a questa connessa».
E dunque, stando a quanto dichiara Ciampa, non si tratterebbe di una condanna mirata alla famiglia che nello specifico si era ipotizzato potesse essere ospitata in una struttura della parrocchia di Grosotto. Per confermare questa tesi il 29enne aggiunge: «A Grosotto vivono molti stranieri, delle brave persone, perfettamente integrate con la nostra comunità. Con loro mai avuto nessun tipo di problema, né nulla da ridire. Ma il caso è diverso, si tratta di persone che lavorano e vivono del loro lavoro. Non è lo Stato a pagare per garantirne la sopravvivenza». Nell’occasione Antonio Ciampa tiene anche a difendersi da altre accuse che gli sono state rivolte nei giorni scorsi, quelle relative alle sue velleità neoborboniche: «Molti mi hanno criticato per le mie convinzioni politiche, che peraltro non hanno nulla a che vedere con la questione dei migranti. Non vedo come queste mie idee possano offendere o ledere il prossimo». E così in un post il giovane grosottino rilancia: «Ricordare i bei tempi di uno stato ricco e fiorente non credo dia fastidio a qualcuno. Chi non ha nessuna sensibilità per la storia è come un uomo senza il senso dell’udito o della vista».