
EMPORIO Il negozio di cui era titolare la 34enne cinese (Torres)
Landriano, 28 gennaio 2016 - Tra gli scaffali del suo negozio oltre duemila prodotti contraffatti. Per questo motivo, la trentatreenne Zhu Xiaoyan è stata condannata a due anni e sei mesi di reclusione dal tribunale di Pavia, il giudice ha stabilito che dovrà pagare anche una multa da 4mila euro.
La donna, originaria della provincia cinese Zhejiang, nel 2012 era titolare di un emporio a Landriano, il Gran Bazar. In quell’anno, a marzo, la Guardia di Finanza aveva svolto un controllo nel negozio di Zhu, dove veniva venduto di tutto, dagli accessori per l’arredamento ai caricabatterie e ai dispositivi elettronici. I militari delle Fiamme Gialle avevano in particolare approfondito le verifiche sui marchi CE, obbligatori per legge, posti a indicare che un prodotto rispetta i requisiti di sicurezza previsti dalle normative europee. Dagli accertamenti, è emerso che i marchi su 1858 prodotti elettronici e per la casa e su 108 giocattoli destinati ai bambini erano falsi, denunciando quindi la donna secondo l’articolo 515 del codice penale, il reato di frode nell’esercizio del commercio, in quanto il marchio CE apparentemente simile all’originale comunitario era secondo gli inquirenti atto a ingannare il consumatore. Così come la presenza in negozio, pronti per essere venduti, di due smartphone identici al modello iPhone 4, di fatto tarocchi. Ma non è tutto. Diciassette consolle per i videogiochi e sei joypad avevano brand palesemente contraffatti, le prime riportavano il nome P2P, gli altri il marchio Fony. Per questo motivo, il capo d’accusa nei confronti della trentatreenne comprende anche l’articolo 474 del codice penale, introduzione nello Stato e commercio di prodotti falsi. La donna è stata incriminata anche per aver messo in vendita sei schede R4 hardware, che permettono di apportare modifiche alla consolle per utilizzare giochi copiati.
La Procura di Pavia ha contestato all’indagata anche la ricettazione, perché la donna aveva acquistato o ricevuto i prodotti contraffatti che poi aveva messo in vendita, oggetti quindi provento di reato perché i brand erano stati taroccati prima di arrivare sugli scaffali di Landriano. In seguito alle denunce, la cittadina cinese è finita a processo in tribunale a Pavia. Il dibattimento si è concluso ora, con la condanna di Zhu alla pena detentiva e alla sanzione pecuniaria.