NICOLETTA PISANU
Cronaca

Truffa dell'oro, due condanne

Stabilite provvisionali per risarcire le 80 parti civili

Tribunale (foto d'archivio)

Pavia, 27 aprile 2018 - Due condanne e due rinvii a giudizio per la truffa dell’oro di Voghera. Ieri pomeriggio, il Gup di Pavia ha condannato S.M. a sette anni di reclusione per associazione per delinquere, truffa ed esercizio abusivo della professione, reati per cui è stato condannato anche A.R. a una pena di cinque anni e sei mesi di reclusione. Entrambi sono stati assolti dalle accuse di riciclaggio e di autoriciclaggio, S.M. anche da quella di appropriazione indebita. Affronteranno invece il dibattimento il 13 giugno Elisabetta Speroni e Antonio Perego, che hanno scelto di procedere con rito ordinario. Il Gup ha stabilito per le ottanta parti civili al processo provvisionali pari all’importo dei contratti sottoscritti con gli imputati, mentre per la società Italpreziosi spa di Arezzo, ugualmente parte civile, è stata disposta una provvisionale da 50mila euro.

Secondo le accuse, S.M. e i coimputati, che erano stati poi arrestati l’anno scorso dalla Guardia di finanza, avevano creato due società sfruttando la somiglianza con il nome della Italpreziosi per mettere in atto una truffa in stile Ponzi. Si accaparravano cioè sempre più clienti interessati a investire nell’oro, raccoglievano i loro soldi e in parte usavano il denaro dei nuovi arrivati per pagare chi da più tempo era caduto nella loro trappola. Erano riusciti così per l’accusa ad architettare un raggiro da due milioni e 800mila euro.

«Siamo estremamente soddisfatti del verdetto. Contiamo di recuperare almeno parte delle somme attraverso il denaro sequestrato», ha commentato il legale di parte civile Antonio Rossi. L’avvocato Gianfranco Ercolani ha aggiunto: «Sfruttavano i rapporti personali per ingannare i conoscenti. Io rappresento persone che hanno investito il frutto dei sacrifici di una vita di lavoro, intere famiglie sono state truffate, soprattutto a Voghera e Tortona. Sappiamo che parte del denaro è finito su un conto tedesco e sui conti dei genitori di uno degli imputati. Ma non siamo certi se sia rimasto lì o sia stato mosso ulteriormente, ora speriamo di recuperare la maggior parte delle somme». Il difensore di S.M., Luca Angeleri ha sottolineato: «Sicuramente ha ammesso qualche responsabilità per l’esercizio abusivo della professione, ma riteniamo non ci fosse associazione per delinquere. Siamo soddisfatti per le assoluzioni riconosciute dal giudice». Al momento, S.M. e A.R. restano in carcere.