Prima l’intervento, poi il parto: mamma con anemia falciforme e bambino salvati al San Matteo

Gli specialisti del policlinico hanno utilizzato una procedura durata circa due ore

Reparto ostetricia di Pavia (Archivio)

Reparto ostetricia di Pavia (Archivio)

Pavia, 8 giugno 2023 - Al San Matteo è stato portato a termine con successo un delicato trattamento di aferesi su una giovane donna giunta al termine della gravidanza e affetta da anemia falciforme.

Che intervento è

La procedura di eritroaferesi viene utilizzata per separare i globuli rossi, specificamente per pazienti con difetto congenito dei globuli rossi come, appunto, l’anemia falciforme; una malattia causata da mutazioni genetiche che comportano la produzione di una forma anomala di emoglobina, la molecola deputata al trasporto dell’ossigeno presente nei globuli rossi, è l’emoglobina S (HbS) che fa sì che i globuli rossi si irrigidiscano e cambino forma, passando da quella di un disco a quella di una falce.

I rischi della patologia

La forma irregolare ostacola il passaggio attraverso i vasi sanguigni più piccoli, rallentando o bloccando il flusso del sangue, con gravi conseguenze sugli organi, come il sistema nervoso centrale (ictus) e il miocardio (infarto), con il rischio, altresì, che si verifichino delle trombosi.

Per scongiurare che lo stress del parto potesse creare problemi sia nella donna che nel nascituro, il caso clinico è stato discusso collegialmente tra gli specialisti del Servizio di immunoematologia e medicina trasfusionale, gli ematologi della struttura emoglobinopatie e dalle ginecologhe che hanno seguito la paziente durante la gravidanza.

L’operazione

La procedura, durata oltre due ore, è stata eseguita dal dottor Gianluca Viarengo, responsabile del servizio aferesi. “È una procedura specialistica che si esegue utilizzando un separatore cellulare – spiega Cesare Perotti, direttore del Simt (Servizio immunoematologia e medicina trasfusionale) del Policlinico San Matteo – In questo caso, a renderla particolarmente delicata è stato il periodo di gestazione in cui è stata eseguita, ovvero, al termine della gravidanza. Questo richiede un costante monitoraggio del feto perché è alto il rischio che lo stress indotto dalla procedura stessa induca una crisi falcemica nella gestante, con conseguenze sul nascituro. Anche la selezione richiede un lavoro molto attento e minuzioso per arrivare alla scelta delle sacche più idonee”.

Parto indotto ma naturale

Subito dopo la procedura, è stato indotto il parto che è avvenuto per le vie naturali, con analgesia precoce per evitare che lo stress del parto provocasse una crisi falcemica. Sia la madre che il bambino stanno bene e sono stati dimessi. “Questo episodio rappresenta il risultato di un lavoro d’equipe – conclude il dottor Perotti - Certamente, questo è stato possibile anche grazie ai nostri donatori e alla loro generosità".