Strangolata in casa, il killer di Lidia va a processo

Pavia, disposto il processo per il 28enne che, ubriaco, uccistrangolò la compagna al culmine di un litigio

Lidia Peschechera

Lidia Peschechera

Pavia, 26 gennaio 2022 - L’omicida di Lidia Peschechera è stato rinviato a giudizio. Il processo per Alessio Nigro, 28 anni, che a febbraio 2021 aveva ucciso la compagna nell’abitazione della donna in via Depretis a Pavia, si aprirà l’8 aprile. Infatti ieri al termine dell’udienza preliminare il gup Luigi Riganti ha accolto la richiesta dell’accusa, rappresentata dal pm Diletta Balduzzi. Si sono costituiti parti civili la mamma, la sorella e l’ex marito di Lidia Peschechera. Nigro aveva ammesso di aver ucciso la donna, 49 anni, con la quale aveva una relazione, al culmine di un violento litigio. 

Secondo la ricostruzione dell’accaduto infatti Nigro, che era residente a Casaletto Lodigiano e aveva problemi di dipendenza dall’alcol, aveva mancato un appuntamento al Serd di Treviglio in quanto aveva bevuto durante il viaggio e si era addormentato. Una volta ritornato nella casa della compagna, era sorto un alterco con Lidia. Nigro aveva strangolato la donna, per poi adagiarne il corpo senza vita nella vasca da bagno. In seguito, per tre giorni era stato in casa a bere e dormire, poi era uscito tentando la fuga a Milano, dove era stato individuato e bloccato dalle forze dell’ordine.

Andrà a processo con le accuse di omicidio aggravato dai futili motivi, furto e indebito utilizzo di strumenti di pagamento in quanto si era appropriato del bancomat della vittima e nei giorni successivi al delitto aveva compiuto delle spese. La difesa, affidata all’avvocato Giovanni Caly, ha chiesto il proscioglimento relativamente proprio ai capi d’accusa relativi a questa fattispecie . "A nostro avviso sono tardive le querele presentate al riguardo", ha commentato il legale. In relazione all’omicidio invece, spiega ancora l’avvocato Caly, "abbiamo avanzato eccezioni sull’imputabilità del mio assistito, proveremo a far accertare l’evidente incapacità di intendere e di volere al momento del fatto durante il dibattimento", a causa della dipendenza da alcol. A sostegno della vittima, fuori dal Palazzo di giustizia, era presente una delegazione dell’associazione “Non una di meno“ contro la violenza sulle donne.