Omicidio Garlasco, la difesa di Stasi attacca: "Il Dna non è degradato"

Parla Giada Bocellari, uno dei legali di Alberto

Alberto Stasi è stato condannato in via definitiva a 16 anni

Alberto Stasi è stato condannato in via definitiva a 16 anni

Garlasco, 29 dicembre 2016 - Si rinnova lo scontro fra la difesa di Alberto Stasi e gli avvocati della famiglia di Chiara Poggi. Gian Luigi Tizzoni e Francesco Compagna contestano le indagini e gli esami che, dalle unghie della vittima, hanno portato al nuovo indagato: Andrea Sempio, amico del fratello di Chiara. Replica Giada Bocellari, uno dei difensori di Stasi.

Avvocato Bocellari, la parte civile riprende la perizia del professor De Stefano per sostenere che il materiale sulle unghie di Chiara era troppo esiguo e degradato per risultare utile.

«Anche noi, come difesa, ci siamo rifatti alla perizia De Stefano e in particolare ai dati grezzi, quindi i dati di partenza dell’esame. È in parte vero quello che dice la parte civile, peccato che non distingua reperto da reperto. Sono state analizzate nove unghie di Chiara Poggi. È assolutamente fuorviante fare un discorso generale di degradazione. Altrimenti ci sarebbe da chiedersi perché il professor De Stefano si sia deciso a prelevare il Dna di Stasi per un confronto se l’intero materiale ungueale era tanto compromesso. Si deve invece considerare unghia per unghia».

Questo cosa significa?

«Significa che è vero che il Dna maschile trovato su alcune unghie può essere considerato degradato, ma è anche vero (ed è importante) che quello su almeno tre-quattro unghie non era assolutamente degradato. Anzi, i “picchi” erano tanto alti che sono risultati perfettamente utilizzabili per un confronto. Sono stati proprio questi a convincere, all’epoca, il professor De Stefano, ad acquisire il Dna di Stasi. Siamo partiti da questo: dagli stessi dati da cui aveva preso le mosse l’esame del professor De Stefano. E siamo arrivati a certi risultati».

Secondo la parte civile anche la difesa concordava che i pochi marcatori riscontrati sulle unghie della vittima potevano essere comuni a 40-50mila persone.

«No. Questa affermazione, che di recente è stata utilizzata dalla parte civile, si riferiva, in realtà, a quei pochi marcatori rinvenuti sulle unghie di Chiara Poggi che corrispondevano ai marcatori di Stasi. Non voleva assolutamente dire che, in generale, ci fossero pochi marcatori sulle unghie».

Altra obiezione: Chiara non si è difesa.

«La parte civile lo sostiene adesso, dopo che per anni ha chiesto che fossero esaminati i margini ungueali di Chiara e ha cercato di collegare il Dna maschile delle unghie ai presunti graffi sulle braccia di Stasi».

Pensate di avere individuato il vero colpevole?

«No. Abbiamo però fornito almeno un elemento nuovo, a nostro avviso decisivo, che comprova l’innocenza di Alberto Stasi».