NICOLETTA PISANU
Cronaca

Tracce di Neolitico fra le colline dell'Oltrepo Pavese

Fortunago, team di archeologi riporta alla luce un complesso medievale con tracce di culture preistoriche

La cinta muraria scoperta in Oltrepo

Fortunago (Pavia), 27 agosto 2018 - Le colline dell’Oltrepo Pavese venivano scelte come dimora già nel Neolitico. A Fortunago, uno dei borghi più belli d’Italia, tracce di culture preistoriche sono state trovate anche a Monte Picco, tra i resti di un complesso medievale riportato alla luce da un team di archeologi guidati da Silvia Lusuardi Siena dell’Università Cattolica del Sacro Cuore.

Il sito è stato aperto al pubblico ieri pomeriggio, per permettere ai visitatori di coglierne il fascino. Si tratta di un borgo fortificato medievale, i cui resti sono oggetto di studio dal 2011: "Ci sono tracce preistoriche, pochissime ma significative dal punto di vista della distribuzione insediativa nel Neolitico – ha spiegato Lusuardi Siena, già titolare della cattedra di Archeologia medievale alla Cattolica – le vestigia sopravvissute che ora si vedono risalgono invece all’XI e XII secolo, con sistemazioni successive. C’è anche una cisterna del XIV secolo e muri di età rinascimentale".

Il sito è citato in un documento del 1028, il testamento del diacono Gerardo della dinastia Gandolfingia: "Non sappiamo però quale aspetto avesse e a che cosa servisse". Con Lusuardi Siena hanno lavorato anche il topografo Antonello Ruggeri, docente di disegno archeologico in Cattolica, e Elena Dellù come responsabile della direzione sul campo. Soddisfatto dell’evento il sindaco Pier Achille Lanfranchi: "Noi abbiamo sempre puntato nel nostro territorio all’eccellenza. In questo caso si tratta di valorizzare e tutelare il patrimonio archeologico, rivolgendoci a un pubblico preparato e appassionato". Per il momento, l’apertura al pubblico è stata un unicum, perché gli scavi non sono ancora completati e i cantieri saranno sospesi da venerdì: "Il futuro è tutto da progettare. Inizierà un profondo lavoro di studio e si avvierà la ricerca di fondi, indispensabili per proseguire l’attività – ha spiegato Lusuardi Siena – gli scavi fino a questo momento sono stati sostenuti da privati, la famiglia Tamini. Il dottor Luciano Tamini, mancato l’anno scorso, aveva acquistato Monte Picco per farne il suo luogo di sepoltura. Non sospettava che lì ci fosse un insediamento preesistente".

Tuttavia, ripulendo la zona dalla vegetazione e preparando il terreno per i lavori, erano emerse le antiche vestigia: "Così, in collaborazione con l’Università Cattolica, aveva permesso l’avvio degli scavi - ha spiegato Lusuardi Siena, che aveva già lavorato in precedenza sul territorio e ha pubblicato un volume sulla Pieve di Mormorola – ora ci auguriamo di trovare il sostegno anche delle istituzioni per proseguire". Sostegno necessario anche per salvaguardare il sito: "La parte complessa è la conservazione di queste mura, che sono in una posizione geologicamente instabile, con terreni franosi – ha sottolineato – ci sono testimonianze che già nell’antichità c’erano scivolamenti del terreno, situazione che abbiamo segnalato anche alla Sovrintendenza. È necessario un progetto di consolidamento". Su Monte Picco è in preparazione una pubblicazione a cura degli studiosi.