Pavia, fidanzati multati per l’abbraccio: "ricorso certo"

L’esperto sul caso: "Troppe norme, ormai regna la confusione. E con la mascherina la sanzione si poteva evitare"

Controlli sulla movida pavese da parte della Polizia di Stato

Controlli sulla movida pavese da parte della Polizia di Stato

Ha abbracciato la sua fidanzata mentre stavano passeggiando. Uno slancio affettivo che al giovane, poco più che ventenne, in questi tempi di virus è costato caro: colto in flagrante da una pattuglia di agenti in borghese dovrà pagare una multa di 400 euro (che potrà essere ridotta a 280, se la sanzione verrà saldata entro 30 giorni dalla emissione del verbale). Sia il ragazzo che la sua fidanzata avevano la mascherina, ma a creargli i problemi è stato l’improvviso abbraccio: un comportamento che secondo gli agenti - non essendo i due conviventi - non rispettava le norme sul distanziamento sociale. 

Milano, 26 maggio 2020 - Tra le tante multe che il virus ha portato con sé, quella del ventenne di Pavia per l’abbraccio alla fidanzata in pubblico supera la fantasia. 

Avvocato Nicola Brigida, lei è penalista ma ha pratica di ricorsi contro le sanzioni “covid“. Com’ è possibile che una coppia non convivente possa abbracciarsi in una delle due case ma non per strada? "Infatti non dovrebbe essere possibile multare per questo visto che una circolare ministeriale estende agli affetti “stabili“ la condizione riservata ai “congiunti“ . Tanto più che i due ragazzi avevano la mascherina e una disposizione in vigore sembra proprio ammettere che all’aperto indossando la protezione si possa anche eludere il distanziamento sociale di un metro".

E allora? "In generale continuo a pensare che l’intersecarsi e il sovrapporsi di disposizioni contenute in decreti legge, “dpcm“, circolari ministeriali e del presidente della regione abbia creato un’incredibile confusione interpretativa".

Ecco. Ma allora siamo sicuri che dal normale cittadino si possa pretendere la capacità di cogliere esattamente il confine tra ciò che è consentito e ciò che non lo è? "La legge sulle sanzioni amministrative stabilisce che nel caso in cui la violazione venga commessa per errore sul fatto, “l’agente non è responsabile quando l’errore non è determinato da sua colpa”".

E in casi come quello accaduti a Pavia? "A mio parere rileva l’esimente della “buona fede“ applicabile anche all’illecito amministrativo poiché “sussistono elementi positivi idonei ad ingenerare nell’autore della violazione il convincimento della liceità della sua condotta, risultando che il trasgressore abbia fatto tutto il possibile per conformarsi al precetto di legge“. Ho citato una sentenza della Cassazione".

Però quando scattano le multe da 400 euro e chi le riceve ha la convinzione di essere nel giusto che fa? Paga in fretta la sanzione ridotta di 280 euro. "L’alternativa è il ricorso al prefetto da presentare entro 60 giorni. Nella vicenda di Pavia mi sembra proprio fondato e in quel caso il cittadino può presentare una memoria in cui illustra le proprie ragioni e può anche richiedere di essere convocato e sentito dal prefetto. Che alla fine, però, se non ritiene di archiviare il procedimento può confermare la sanzione con un’ordinanza che contiene l’ingiunzione al pagamento di una somma che sarà più alta, il doppio dei 280 euro".

E a quel punto non c’è più niente da fare? "Resta ancora la possibilità di ricorrere contro quell’ingiunzione davanti al tribunale".