Mortara: Eredi Bertè, per gli arresti decisiva l’ex moglie dell'amministratore

E' stata lei a confermare che le quantità di rifiuti stoccate erano superiori al consentito. E che ad appiccare il fuoco fu il marito

La discarica della Eredi Bertè

La discarica della Eredi Bertè

Mortara - Un’attività di abusiva e illecita gestione dei rifiuti per conseguire ingiusto profitto. Così i militari della Guardia di Finanza e dei carabinieri forestali di Pavia hanno arrestato ieri mattina Vincenzo Berté, 54 anni, residente a Castello d’Agogna, amministratore unico della Eredi Bertè; Andrea Carlo Biani, 53 anni, residente a Portalbera, amministratore unico della Eredi Berté Ecology e Vincenzo Ascrizzi, 36 anni, residente a Castello d’Agogna, amministratore di fatto della Mwr srl. Devono rispondere a vario titolo di traffico illecito di rifiuti, incendio doloso, utilizzo ed emissione di fatture false, bancarotta, riciclaggio ed autoriciclaggio. I primi due arrestati sono in carcere, il terzo è ai domiciliari.

Secondo le risultanze investigative i rifiuti ammassati, stimati in non meno di 17mila tonnellate, non venivano sottoposti ad alcuna operazione di trattamento e recupero, ma semplicemente ammassati. Per altro l’attività veniva svolta dalla Eredi Berté Ecology che non aveva autorizzazione ambientale, rilasciata dalla Provincia alla Eredi Berté Antonino, un espediente che ha consentito di non versare la ecotassa regionale in ragione di almeno un milione e 850mila euro. Di particolare rilievo all’interno dell’indagine sono state le dichiarazioni della ex-moglie di Vincenzo Berté che per un certo periodo si era occupata degli aspetti finanziari dell’azienda salvo poi esserne estromessa ufficialmente anche se, su richiesta dell’ex-marito, avevano continuato a seguirne gli sviluppi.

È stata lei a confermare che i rifiuti stoccati erano in realtà superiori di molto al consentito e che, in caso di un controllo da parte di Arpa, sarebbe stata decretata di certo la chiusura e di avere ricevuto conferma da Berté che era stato lui stesso ad appiccare fuoco ai rifiuti. E sempre la donna tratteggia l’ombra della malavita attorno alla vicenda, raccontando di avere ricevuto minacce, nel maggio di due anni fa, da un individuo sconosciuto che era in compagnia di Ascrizzi, stretto collaboratore dell’ex-marito. "Stai zitta altrimenti ti faccio fuori", le aveva detto senza mezze misure. L’uomo, successivamente riconosciuto, è risultato essere stato coinvolto nell’indagine “Infinito“ come componente di una “locale“ della ‘Ndrangheta attiva nel Milanese. Dalle intercettazioni disposte dalla Dda milanese era poi emerso il tentativo dei tre arrestati di avviare lo smaltimento dei rifiuti stoccato in un impianto della provincia di Cosenza, in Bulgaria. Non era andato a buon fine invece, a causa di un controllo al porto di Genova su due container che avrebbero dovuto partire alla volta del porto di Quasim in Pakistan.