
I giudici in secondo grado hanno anche confermato due condanne e un’assoluzione
Pavia, 11 marzo 2025 – Due assoluzioni, due conferme di condanna, una conferma di un’assoluzione risalente al primo grado e una rideterminazione di pena per l’assoluzione relativa a un solo capo d’accusa: si è concluso ieri il l’Appello del processo per il filone pavese del crac Maugeri, che ha visto emettere sentenza per sei imputati.
Si tratta del secondo grado di giudizio di un procedimento avviato nel 2019, un’inchiesta nata come costola del più ampio filone milanese che nel 2012 aveva portato a rivoluzionare i vertici della clinica.
La sentenza
Ieri Rosaria Gariboldi, ex assessora della Provincia di Pavia, già condannata in primo grado a due anni di reclusione, e il consulente Gianfranco Parricchi, che in primo grado era stato condannato a tre anni di reclusione, hanno visto confermare le sentenze a loro carico. Accusato di responsabilità omissiva è stato assolto perché il fatto non sussiste Francesco Rampulla, già presidente del collegio dei revisori che era stato condannato in primo grado a tre anni e sei mesi, così come per questo capo d’imputazione è stato ora assolto il revisore Paolo Maria Sacchetti, che però ha visto la conferma della condanna per altra contestazione e quindi la Corte d’Appello ha deciso di rideterminare in tre anni di reclusione la pena di primo grado che era stata di tre anni e quattro mesi.
Assolto ora anche il consulente Roberto Ferrari, che in primo grado era stato condannato a tre anni e dieci mesi. Confermata invece la sentenza di assoluzione già emessa in primo grado per il consulente Giorgio Grando.
Rampulla secondo le accuse che gli erano state mosse “non avrebbe impedito la realizzazione di operazioni distrattive e dissipative del patrimonio della Fondazione”, scrivono in una nota i suoi difensori, gli avvocati Carlo Baccaredda Boy e Claudia Sclavi, che commentano: “Siamo molto soddisfatti del risultato e attendiamo di leggere le motivazioni”.
Le contestazioni
Secondo le accuse inizialmente mosse dagli inquirenti e che hanno portato all’avvio del processo, tra il 2007 e il 2014 nelle casse della clinica ci fu un buco da 74 milioni di euro, di cui secondo gli investigatori 14 milioni sarebbero spariti in consulenze ritenute fittizie.
Inizialmente era stato chiesto il processo per un totale di ventitré persone, dodici indagati erano usciti dall’iter giudiziario patteggiando. Degli otto rimasti a processo dopo l’udienza preliminare, tre erano stati assolti e cinque sono stati condannati in primo grado. Ora per due, e in parte un terzo, di loro è arrivata l’assoluzione in secondo grado.