Lo Iuss festeggia con il ministro "Pavia modello unico in Italia"

L’inaugurazione dell’anno accademico al Teatro Fraschini con la responsabile dell’Università e della Ricerca. L’appello di Bernini: "Necessario un cambio di prospettiva che ci permetta di fare sistema"

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di Manuela Marziani

"Il sistema universitario italiano è forte, un riferimento internazionale sia per la quantità dei risultati della ricerca sia per la qualità dei nostri laureati. Ora il sistema dell’alta formazione deve soltanto liberarsi dei vincoli che ne limitano lo sviluppo". Il rettore della Scuola universitaria superiore Iuss, Riccardo Pietrabissa, ha lanciato questo messaggio al ministro dell’università e della ricerca Anna Maria Bernini. Lo ha fatto ieri in un teatro Fraschini gremito per l’inaugurazione dell’anno accademico 202223.

"Lo Iuss – ha aggiunto il rettore alla sua prima inaugurazione dopo due anni di pandemia – è la più piccola tra le scuole superiori e ha sofferto, fin dalla sua costituzione nel 2005, di grandi difficoltà di sviluppo e di crescita dovute principalmente agli esegui finanziamenti che ammontano circa a 3 milioni anni".

L’80% degli studenti dello Iuss ha conseguito il diploma con 100100 e soltanto il 13% di coloro che vorrebbero accedere ai corsi riesce a farlo. "Le scuole superiori possono essere dei laboratori – ha proseguito Pietrabissa –. I nostri studenti frequentano allo Iuss dei percorsi che consentono loro di ampliare la propria conoscenza e la capacità di affrontare problemi complessi". Perché le università moderne devono fare i conti con internet, ma anche con un mondo che cambia. "Lo Iuss rappresenta una piccola perla – ha rimarcato il rettore di fronte a una platea nella quale erano seduti anche i rettori di diversi atenei italiani –, che sta cercando di avanzare proposte formative nuove attraverso il concetto di laboratorio universitario".

Il compito dell’alta formazione, quindi, non è quello di trasferire nozioni, ma il metodo giusto per andarle a recuperare e decodificarle. "Una fortuna per me studiare a Pavia" ha detto Lorenzo Bianchi Chignoli, rappresentante degli allievi in Senato accademico, che ha puntato molto sul merito che ha diverse forme, come quella della ricerca Erc Promenade che Valentina Bambini ha avviato per capire il sostrato neurobiologico e cognitivo della metafora nell’arco della vita. Un lavoro a metà tra linguistica e neuroscienze, che rappresenta bene il sapere di oggi dove i medici sono anche ingegneri e i filosofi pure un po’ fisici. Un’apertura che potrebbe anche far nascere un Erasmus italiano.

"Uno studente potrebbe studiare medicina in un ateneo – ha annunciato il ministro Anna Maria Bernini – e completare la propria formazione in un’università che possa garantire una preparazione più specifica in ingegneria. Potremmo ipotizzare una doppia laurea".

Con i fondi Pnrr sono arrivati molti soldi alle istituzioni universitarie per diverse progetti da realizzare. "Entro il 2026 l’Europa ci impone obiettivi per i quali è necessario un cambio di prospettiva che tagli le complessità e ci permetta di fare sistema – ha sottolineato il ministro –. Dobbiamo andare oltre le risorse del Pnrr e creare una rete sul modello di un ecosistema che comprenda enti locali, comuni, regioni che ospitano università, imprese, mondo del volontariato, associazioni e terzo settore. È la collaborazione tra questi mondi il segreto della continuità che dura nel tempo. Ho chiesto ai rettori degli atenei italiani di dare avvio ad accordi di collaborazione sui piani di studio, per consentire agli studenti di muoversi in Università differenti durante un unico percorso, in modo tale che possano creare un piano di studi flessibile fatto di competenze trasversali. È quello che serve per dare delle prospettive di lavoro".