Liti in famiglia, "vietato tenere armi"

Il Tar boccia il ricorso di un uomo a cui è stato revocato anche il porto di fucile

La revoca della licenza di porto di fucile e il divieto di tenere qualsiasi arma a causa del contesto familiare teso, oltre che per non aver denunciato due fucili e per un passato deferimento per detenzione abusiva di arma, non sono andati giù a un cittadino della provincia di Pavia, che ha fatto ricorso al Tar. Tuttavia il tribunale amministrativo ha ritenuto corretti i provvedimenti del Questore e della Prefettura di Pavia, rigettando il ricorso. Il ricorrente era titolare di una licenza di porto di fucile a uso caccia, rilasciato nel 2017 con scadenza 2023. Tuttavia con decreto notificato nel 2021, il Questore ha revocato la licenza, successivamente un mese dopo la Prefettura gli ha vietato di detenere armi, munizioni e materie esplodenti.

I motivi erano tre. In primis, un ambiente familiare caratterizzato da scontri e tensioni: in un’occasione erano dovute intervenire le forze dell’ordine per sedare una lite tra la moglie dell’uomo e il figlio. Poi il ricorrente aveva omesso di denunciare due fucili appartenuti al padre deceduto da dieci anni ed era stato deferito all’autorità giudiziaria per detenzione abusiva di armi. L’uomo aveva presentato ricorso contro i due provvedimenti di revoca e divieto spiegando che non era stato coinvolto nella violenta lite tra moglie e figlio e che non aveva denunciato le armi appartenute al padre per "disattenzione". Il Tar ha evidenziato l’inaffidabilità del ricorrente in ordine al non aver denunciato le armi del padre defunto da un decennio.

Nicoletta Pisanu