
Il cinquantunenne era accusato di violenza sessuale consumata a Pavia ai danni del trapper poi trovato morto nel carcere di Torre del Gallo.
È stato assolto il detenuto di 51 anni accusato di violenza sessuale ai danni di Jordan Tinti, 26 anni, il trapper noto come Jordan Jeffrey Baby, trovato morto il 12 marzo 2024 nel carcere di Torre del Gallo. Un’assoluzione con formula dubitativa, in base al comma 2 dell’articolo 530 del Codice di procedura penale per l’imputato attualmente detenuto a Cremona, che prima si trovava nel carcere di Torre del Gallo a Pavia. E proprio in una cella della casa circondariale pavese che l’uomo nato a Novi Ligure divideva con Jordan si sarebbe consumata la violenza. Stando a quanto raccontato dal trapper e poi confermato da altri detenuti e da due agenti, il detenuto piemontese avrebbe ceduto a Jordan della quetiapina. Quando il ragazzo si è assopito, il cinquantunenne lo avrebbe molestato. Sembra si stesse preparando ad andare ancora oltre, quando il trapper si è svegliato di colpo e ha chiesto aiuto ai compagni e agli agenti della Polizia penitenziaria.
"L’abusante ha ammesso l’addebito – ha detto l’avvocato Federico Edoardo Pisani, legale della famiglia di Jordan – e Jordan ha denunciato quanto accaduto due giorni dopo". Per questa vicenda inizialmente la Procura di Pavia aveva chiesto l’archiviazione ma il giudice Luigi Riganti l’aveva respinta, accogliendo l’opposizione dell’avvocato Pisani. Il caso si è così riaperto, con l’imputazione coatta del compagno di cella di Jordan, che ieri è stato assolto durante il processo con rito abbreviato celebrato a Pavia.
La Procura aveva chiesto la condanna a 2 anni e 8 mesi come si trattasse di un fatto lieve, con lo sconto previsto dal rito alternativo rispetto a una pena base di 4 anni. Una sentenza che ha molto amareggiato i genitori di Jordan, presenti in Tribunale a Pavia, e il legale della famiglia. "Impugneremo questa decisione a prescindere dalle motivazioni – commenta l’avvocato Pisani – Una vicenda allucinante. Prima c’è stata un’indagine condotta male e conclusa con una richiesta di archiviazione, di fronte alla quale però un giudice si è opposto chiedendo un’imputazione coatta. Un altro giudice ha assolto l’uomo che si è reso colpevole della violenza, come emergeva chiaramente dalla denuncia di Jordan, dalle dichiarazioni rese da due agenti di custodia e da un altro testimone, e anche dai certificati medici dell’infermeria del carcere dove era stato condotto Jordan. Due giudici guardando lo stesso cielo hanno visto uno il sole e l’altro la luna".
Intanto si attendono ancora sviluppi dall’inchiesta sulla morte del 26enne di Bernareggio: inizialmente si pensava che il giovane si fosse suicidato, ma poi è stato aperto un fascicolo con l’ipotesi di omicidio colposo.