Istituto Munari Settimana corta proteste lunghe "Ritmi insostenibili"

Il no di studenti e genitori alle novità per il prossimo anno

Migration

di Pier Giorgio Ruggeri

Dal prossimo anno al Munari si farà la settimana corta: le 35 ore di lezione saranno spalmate su cinque giorni anziché sei e il sabato a casa. Tutti contenti? Neppure per sogno. Da una parte il dirigente Pierluigi Tadi che, forte dell’ok del consiglio di istituto (11 favorevoli e 8 contrari) e di un referendum passato un po’ sottotono, ma che gli ha dato ragione, ha ratificato la novità a partire dal prossimo anno scolastico. Dall’altra la maggioranza degli studenti e del comitato genitori, che della settimana corta, così come proposta, non ne vogliono sapere.

A novembre il presidente della provincia Paolo Signoroni dirama una circolare dove esorta le scuole a pensare, tra l’altro, a una settimana corta per risparmiare su riscaldamento e luce. Al liceo artistico Munari si svolge una consultazione online degli studenti, alla quale rispondono in pochi, dove passa la settimana corta, ratificata dal consiglio d’istituto. Ma il comitato genitori dà battaglia. Dapprima sono interpellati tutti gli studenti delle 58 classi dell’istituto: in 39 si preferisce la settimana lunga, in 9 quella corta, in una c’è pareggio e nelle altre non ci si esprime. Le ragioni del dissenso sono molteplici: all’Artistico e al Tecnologico i ragazzi finirebbero alle 15, con due mini intervalli di 15 minuti, non c’è certezza sui trasporti, non vi sono orari nelle palestre, mentre alle Scienze umane e all’Economico sociale si finirebbe alle 14 con un mini intervallo di 15 minuti.

"Tra le ragioni – dicono le rappresentanti degli studenti – che ci hanno portato a non aderire alla proposta ci sono: difficoltà relative ai mezzi pubblici; alimentazione irregolare e sconvolta dai ritmi insostenibili a cui verremmo sottoposti; crollo del rendimento scolastico, legato al sovraccarico delle ore di lezione e alle scarse pause".

Si sollecita un nuovo confronto, per avere le risposte richieste: ridurre le ore a 50 minuti, far uscire i ragazzi prima, forse prevedere rientri pomeridiani anziché fare un orario continuato, garantire loro i trasporti. Si farà? Difficile.