
Gli accertamenti sul luogo dell’omicidio suicidio di Confienza
È una lunga serie quella degli omicidi che hanno funestato negli ultimi anni il territorio della Lomellina. A metà aprile a Confienza Anselmo Zanellato, pensionato di 68 anni, aveva ucciso a coltellate la moglie Clara Crivellin, 66 anni, poi ha raggiunto il retro della loro abitazione, in una zona residenziale del piccolo centro al confine tra Lombardia e Piemonte e si era sparato con un fucile da caccia calibro 12, ricordo del nonno e non denunciato. Il movente dell’omicidio-suicidio resta per il momento ancora ignoto.
L’11 gennaio di due anni fa a Cassolnovo era stato invece ucciso Mohamed Ibrahim Mansour, 43 anni, egiziano, il cui cadavere fu rinvenuto carbonizzato una settimana più tardi nelle campagne da Vigevano e Gambolò, una zona nota per essere uno dei punti caldi dello spaccio del territorio. Il luogo scelto per abbandonare il cadavere non era stato scelto a caso: l’idea era quello di depistare le indagini e legare l’omicidio al mondo della droga. L’assassinio era invece avvenuto nel capannone di Cassolnovo di proprietà della famiglia Rondinelli. Il padre Antonio e il figlio Claudio, 41 anni, erano stati condannati in primo grado a 30 anni poi ridotti in Appello a 25 e 24 mentre la madre, Carmela Calabrese, 57 anni, dai 30 anni del primo grado era stata assolta. Sia accusa che difesa hanno presentato ricorso in Cassazione.
Scorrendo ancora indietro il calendario nell’estate del 2021 Marco De Frenza, sessantenne, aveva ucciso a coltellate nel bagno della sua casa della parte inziale di corso Novara, a due passi dal centro storico, la trentanovenne Marylin Pera e aveva vegliato il corpo per alcuni giorni prima che venisse scoperto e poi arrestato dalla polizia. L’uomo era stato condannato dalla corte di assiste di Pavia a 23 anni di reclusione poi ridotti a 21.
Nel dicembre del 2023 una coltellata vibrata al termine di una accesa lite aveva causato la morte di Claudio Dohla, 33 anni. Per quell’episodio erano finiti alla sbarra Flavius Micu, 39 anni e Cosmin Baca Radu, rumeni. Forse alla base del diverbio c’era stata la vendita di due auto. In aula la difesa aveva sostenuto la tesi dell’eccesso colposo di legittima difesa. Secondo le ricostruzioni del Pm il gruppo di rumeni era in contatto a causa di furti avvenuti in autostrada.
Ancora tre marocchini, Azzedine Ben Touda, 31 anni; Ayoub Guazzari, 28 anni e Mohcine Hadi, 38 anni, erano finiti in carcere per l’omicidio di Anis Hasnaoui, 31 anni, tunisino, avvenuto in via Beldiporto a Mortara. Il corpo dell’uomo era stato abbandonato fin fin di vita sulla strada e per lui non c’era stato scampo.
Umberto Zanichelli