
I Giovani per la Palestina. Presidio fisso in università. Ma l’ateneo rivuole il cortile
A un mese esatto dalla comparsa delle tende nel cortile Volta, ribattezzato cortile Adnan Al Bursh come il dottore palestinese morto in seguito alle torture inflittegli dall’esercito nelle carceri israeliane, i Giovani per la Palestina hanno pacificamente presidiato il corridoio del rettorato. La decisione di salire dal cortile, in cui si teneva una manifestazione, agli uffici dell’ateneo, dove era in corso una seduta del Senato accademico, è arrivata perché non sono state votate le mozioni presentate dagli studenti. "Abbiamo sempre cercato il dialogo - hanno detto gli studenti - ma il rettore non ci ha mai parlato. Per questo abbiamo deciso di organizzare un presidio fisso pacifico, non un’occupazione".
"Abbiamo ascoltato i vostri rappresentanti" hanno sottolineato alcuni senatori, che hanno dialogato con i ragazzi, spiegando come l’Università intenda aprire corridoi umanitari per gli studenti palestinesi e aiutare economicamente chi è in difficoltà. Ma non ci saranno cancellazioni degli accordi di collaborazione avviati con Israele né un Senato accademico straordinario da tenersi il 24. "Sono uno studente palestinese - ha aggiunto uno dei 50 in presidio - e quando sono arrivato all’aeroporto di Tel Aviv, sono stato arrestato solo perché ho il passaporto palestinese, non avevo fatto nulla".
Il presidio permanente non è piaciuto ai vertici dell’ateneo, che hanno annunciato di voler prendere provvedimenti contro gli studenti. "La nostra assemblea è stata legittimata dalle istituzioni cittadine - ha detto il portavoce Jacopo Armando Savoia -. Sabato scorso anche il neo eletto sindaco Michele Lissia ha partecipato a un incontro aprendo un dialogo con gli studenti e mostrandosi solidale". Molte le attestazioni di solidarietà incassate dai ragazzi preoccupati perché "ad oggi a Gaza sono morte 37mila persone, di cui 15mila bambini, e ci sono 90mila feriti nella sola Striscia. A Rafah, città che ha una superficie simile a quella di Pavia, intere famiglie sono state sfollate più volte e si sono ritrovate a vivere in tende di fortuna senza acqua potabile, cibo e cure mediche. Anche il sistema universitario è stato distrutto. A Gaza l’88% delle strutture scolastiche è stato raso al suolo. Non ci sono più strutture per proseguire gli studi". Ma il rettore Francesco Svelto vorrebbe che il cortile Volta tornasse nella disponibilità di tutti.